Ansa
Quando si dice che la scuola salva si ha in mente anche casi come questo, in cui la frequenza scolastica - persino a distanza - è l'unica finestra dalla quale lanciare una richiesta di soccorso da una condizione di solitudine, segregazione, isolamento. "Venite, ho bisogno d'aiuto" ha scritto una ragazza in una mail inviata ai carabinieri. Poche parole digitate di nascosto mentre era collegata con la scuola per la didattica a distanza. E il soccorso è arrivato.
Segregata in casa dai genitori, una ventenne pachistana, da qualche anno residente nel Valdarno aretino, è stata liberata dai carabinieri della compagnia di San Giovanni Valdarno (Arezzo). Approfittando della didattica a distanza, la studentessa - che poteva uscire solo scortata dai familiari ed era stata privata del telefono - è riuscita a scrivere un'email ai militari dell'Arma in uno dei pochi momenti in cui non era sotto il controllo della madre, del padre e dei fratelli, tutti di fede musulmana, che volevano punirla per la sua relazione con un giovane indiano di religione induista.
L'autrice dello scritto - in tutto 4-5 righe buttate giù frettolosamente - si presentava come una ragazza pachistana, reclusa in casa dai genitori per impedirle di frequentare il fidanzato. Agghiaccianti le battute finali, dove la giovane precisava che, laddove non si fosse decisa ad interrompere la relazione sentimentale, i suoi parenti erano pronti a riportarla con la forza nel Paese d'origine, o in alternativa, ad usare la violenza nei confronti suoi e del fidanzato, fino addirittura a minacciarli di morte.
Capite la gravità e l'urgenza della situazione, i carabinieri sono entrati in azione, setacciando gli archivi e le anagrafi dei comuni del Valdarno per riuscire a risalire all'identità esatta dell'autrice della richiesta d'aiuto. Nel volgere di poche ore, sono riusciti a identificarla completamente e a riscontrare l'indirizzo dove abitava, appurando anche che la famiglia era nota ai servizi sociali. A quel punto, i carabinieri sono andati a casa della giovane e, con un pretesto per non far insospettire i familiari, l'hanno accompagnata in caserma.
Una volta giunta al sicuro negli uffici dell'Arma, la ventenne è diventata un fiume in piena. In un misto di commozione e gratitudine, ha confermato di essere l'autrice dell'email e ha raccontato i dettagli della sua triste storia. Da poco meno di un anno frequentava un ragazzo indiano, poco più grande di lei. Tutto era andato bene fino a quando la sua famiglia non ha saputo della relazione. A quel punto si è manifestata la netta opposizione dei familiari, che hanno segregato la giovane in casa, privandola del telefono cellulare e dei documenti d'identità, consentendole di uscire solo laddove assolutamente necessario, e solo accompagnata dai fratelli maschi, al fine di accertarsi che non incontrasse più il fidanzato.
La ventenne però non si è arresa e ha continuato a ribadire la ferma intenzione di proseguire la relazione. Così facendo ha acceso ancor più il risentimento dei familiari che sono arrivati a minacciare esplicitamente di uccidere sia lei che il fidanzato. A quel punto, incapace di scorgere altre soluzioni, la ragazza ha maturato la decisione di rivolgersi ai carabinieri.
Non era però facile, visto che era stata privata del telefono e che quelle rare volte che le era consentito di uscire era sempre "scortata". Stava quasi per abbandonare il proposito, quando ha trovato una possibile soluzione: approfittando dei pochi momenti in cui la famiglia le lasciava utilizzare il computer per la didattica a distanza, ha creato una casella di posta elettronica e ha contattato, via email, i carabinieri.
La ragazza è stata affidata a un centro antiviolenza. Sono in corso da parte dei carabinieri ulteriori indagini per approfondire i contorni della vicenda, e definire con esattezza le responsabilità dei singoli familiari in vista della denuncia alla magistratura.