Il libro del generale Roberto Vannacci, Il mondo al contrario, era ancora ieri pomeriggio il più acquistato nel principale store on line italiano (a 20 euro). Un boom di vendite a cui hanno contribuito certamente le polemiche giornalistiche ma che, forse, rappresenta anche il segnale di una spaccatura culturale in stile americano arrivata fino nel nostro Paese. Si può discutere se un alto ufficiale possa sostenere e propagandare certe idee restando impunemente al suo posto (il ministro Crosetto non la pensa così e l’ha rimosso dall’incarico attuale) e se la libertà di manifestare il proprio pensiero abbia dei limiti per esponenti delle istituzioni (dibattito che non riguarda ovviamente il messaggio in sé: il volume resta in commercio).
A qualche giorno dell’esplodere del caso, il punto è diventato soprattutto la polarizzazione rispetto ai contenuti del pamphlet autopubblicato (non un tema da sottovalutare, nel bene e nel male, quello della possibilità di fare circolare massicciamente in poco tempo un’opera che non avrebbe probabilmente trovato editori di peso).
Ambienti politici, culturali e mediatici vicini alla maggioranza parlamentare uscita dal voto del 25 settembre stanno difendendo e intervistando Vannacci (facendone probabilmente un prossimo opinionista di area) per una sincera condivisione delle sue tesi.
Consideriamone qui solo una, a nostro avviso forse la più preoccupante. “Se Paola Egonu (nota pallavolista di origine nigeriana, ndr) è italiana di cittadinanza, è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità che si può scorgere in tutti gli affreschi, i quadri, le statue...». Così scrive il generale e non pochi si sono affrettati a dargli ragione.
Dov’è lo scandalo, si è detto. Egonu non rappresenta le caratteristiche fisiche di un’italiana. Già. E qual è la differenza? Non è difficile: è nera. Nient’altro la distingue da una ragazza “italiana” più alta della media.
È questo il mondo al contrario che vogliamo rimettere sui suoi piedi? Il ritorno al razzismo somatico? Dove conta il “colore” cui siamo abituati da secoli?
Forse c’è stato qualche eccesso del politicamente corretto. Non lo si può negare. Ma che possa nascere una frattura fra progressisti e conservatori (chiamamoli così per semplicità) letteralmente sulla pelle delle minoranze è qualcosa che dovrebbe essere attentamente considerato. E di cui ognuno dovrebbe farsi carico. In coscienza e con responsabilità.