Così si sta in aula al tempo del Covid - Fotogramma
Archiviate le vacanze di Pasqua, da mercoledì 7 aprile circa 5,3 milioni di alunni torneranno a scuola in presenza e, di questi, oltre 3 milioni frequentano la scuola dell’infanzia, la primaria e il primo anno di scuola media, che potranno rientrare in classe anche nelle regioni in zona rossa, mentre dalla seconda media in avanti si proseguirà con la didattica a distanza. Nei territori in fascia “arancione” o “gialla”, invece, anche le seconde e terze medie rientreranno in presenza, così come almeno il 50% (e fino a un massimo del 75%), degli studenti delle scuole superiori.
Inoltre, sempre da mercoledì, rientreranno anche 234mila bambini degli asili nido, pari al 72% dei circa 323mila iscritti al servizio, che nelle ultime settimane erano rimasti a casa, con pesanti ricadute sull’organizzazione della vita familiare. Come deciso dal cosiddetto “decreto Covid”, approvato dal governo la scorsa settimana, i governatori e i sindaci non potranno decidere autonomamente nuove chiusure, se non «in casi di eccezionale e straordinaria necessità dovuta alla presenza di focolai o al rischio estremamente elevato di diffusione del virus Sars-Cov-2 o di sue varianti nella popolazione scolastica».
Deroga subito esercitata dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che, proprio il giorno di Pasqua, ha firmato una nuova ordinanza per consentire alle famiglie di scegliere tra la didattica in presenza e le lezioni a distanza, da domani e fino al 30 aprile. Una pratica, questa della “scuola a la carte”, già molto criticata in passato e anche oggi al centro delle polemiche. Secondo la presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, Licia Ronzulli, il governatore pugliese «sta facendo passare il messaggio che le scuole non sono Cosenza dei luoghi sicuri», diffondendo «panico» e generando «confusione » tra le famiglie.
«Delle due l’una – si legge in una nota di Ronzulli –: o c’è un pericolo vero e quindi Emiliano dovrebbe chiedere al governo di tenere le scuole chiuse, oppure, se questo rischio non c’è, non si può scaricare sui genitori la responsabilità di mandare o meno i figli a scuola». Un ripensamento al governatore è stato chiesto anche dal Codacons, mentre per una linea prudenziale sulla ripresa della scuola in presenza è anche la responsabile del laboratorio anti Covid del Policlinico di Bari, Maria Chironna. «Allo stato attuale – ha scritto in un lungo post su Facebook – non abbiamo vaccini per bambini e ragazzi. Quindi il virus può continuare a circolare tranquillamente. Quale prezzo, dunque, siamo disposti a pagare in termine di contagi, casi gravi e decessi per mantenere la didattica in presenza? È questa la vera domanda», conclude l’esperta. Pur consapevole del «disastro che la didattica a distanza, in un anno di pandemia, ha causato e potrebbe ancora causare».