sabato 21 gennaio 2012
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Nessuna difesa corporativa. Né tanto meno chiusure pregiudiziali alla riforma di ordini che in alcuni casi sono regolati da Regi Decreti di cent’anni fa. Ma il cambiamento non può arrivare a colpi di «liberalizzazioni selvagge» che invece di stimolare concorrenza e trasparenza, rischiano di trasformare le professioni in «mercimonio». Così monta la protesta dei professionisti di fronte alle scelte del governo. Legali, commercialisti, notai pronti a mobilitazioni e manifestazioni.Sul piede di guerra sono in particolare gli avvocati che hanno proclamato due giorni di sciopero a febbraio, il 23 e il 24, e un’altra settimana di astensioni dal lavoro a inizio marzo, con sit-in davanti Palazzo Chigi, Camera e Senato, e persino a Strasburgo, e l’occupazione simbolica degli uffici giudiziari. Un pacchetto di agitazioni approvato dall’assemblea della categoria convocata ieri a Roma dall’Organismo unitario dell’avvocatura. «Si vuole ridurre la funzione costituzionale dell’avvocato a una mera attività mercantile, mortificando lo stesso diritto del cittadino alla difesa», denunciano gli avvocati. Liberalizzazioni, ma non solo: la protesta è infatti anche contro i provvedimenti urgenti varati dal governo in materia di giustizia, che anziché ridurre la durata dei processi sono di fatto «afflittivi» per i legali e i cittadini. «In tre mesi sono stati approvati sei decreti che mettono al muro gli avvocati e rottamano la giustizia civile», lamenta il presidente dell’Oua, Maurizio De Tilla. Alla protesta potrebbe unirsi l’Unione Camere Penali, secondo cui «si naviga a vista». I penalisti decideranno oggi a Venezia se proclamare lo sciopero sulle norme del decreto del governo che riguardano gli avvocati.Per spiegare le ragioni di queste posizioni e far capire ai cittadini che non si tratta di «una battaglia corporativa», gli avvocati organizzeranno conferenze, acquisteranno pagine sui giornali e diffonderanno volantini con le loro ragioni. E mentre è partita la mobilitazione per inviare una montagna di fax al premier Monti per essere ricevuti subito, oggi saranno in campo a Milano, al Teatro dal Verme, nella manifestazione promossa dal Forum delle professioni intellettuali e dal coordinamento dei Cup (Comitato unitario delle professioni) alla quale parteciperanno 1.500 professionisti, in rappresentanza di 700 ordini e collegi professionali, provenienti da tutto il Nord Italia. Un incontro sulle liberalizzazioni e le misure che a partire da agosto incidono sul lavoro dei professionisti, voluto per «far sentire la nostra voce, senza filtri, in un dibattito senza luoghi comuni», assicura il presidente del Forum, Giuseppe Cappochin. «Su molti punti della riforma siamo d’accordo – ha spiegato Alessandro Solidoro, presidente dell’ordine dei commercialisti di Milano – e tanti sono stati in realtà già stati anticipati dagli ordini, come la questione della formazione professionale continua. Su altri aspetti invece siamo contrari, a partire dall’abolizione dell’esame di Stato, l’eliminazione della tariffa minima, la creazione di società fra i professionisti e la partecipazione del socio di capitali. L’indicazione di uno standard di riferimento – continua Solidoro – è necessario perché ci sia congruità e dia al cittadino un metro oggettivo di valutazione. Quanto alla partecipazione alla società di soggetti estranei all’attività professionale lederebbe in modo inesorabile l’indipendenza del professionista. Basti pensare a studi di avvocati che vedessero la partecipazione di compagnie di assicurazione o di banche». Il presidente del Consiglio notarile di Milano, Domenico de Stafano, respinge accuse e luoghi comuni: «I compensi sono calati del 40% e caleranno ancora con l’allargamento dei posti. Ma siamo pronti a fare pienamente la nostra parte per migliorare la professione e i servizi per il cittadino, senza dimenticare il delicato ruolo di garanzia e di tutela che svolgiamo. Siamo disposti a guadagnare di meno, ma non a lavorare peggio. E non accettiamo che si parli di accessi alla professione tramite tirocini improvvisati con il rischio di arrivare a un mercimonio di lauree e professione». Il fronte è compatto. E oggi i professionisti proveranno a dialogare con la politica. Sono attesi gli interventi di Mariastella Gelmini (Pdl), di Tiziano Treu (Pd), di Marco Maggioni (Lega Nord) e di Nedo Poli (Udc). Anche se a decidere è il governo. Tecnico.
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