giovedì 28 dicembre 2023
C’è stato un tempo in cui era il giardino di Venezia, l’orto agricolo della città, poi si è andata spopolando. Ma c'è una pluriclasse che la sta "salvando"
La piccola scuola di Sant'Erasmo (Venezia)

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C’è stato un tempo in cui l’isola di Sant’Erasmo era il giardino di Venezia, l’orto da cui provenivano «alla città copia di herbaggi, e di frutti, in molta abbondanza e perfetti», scriveva il Sansovino, alla fine del ‘500, nel suo Venetia, città nobilissima et singolare. Il declino della Serenissima si è portato dietro anche il destino di quest’isolotto di 3,6 chilometri quadrati che, prima che il litorale del Cavallino diventasse delle dimensioni attuali, separava la laguna dall’Adriatico, avendo, quindi, anche una funzione strategica.

Venuta meno questa caratteristica, Sant’Erasmo si è progressivamente spopolata e alla fine del Settecento contava nemmeno quaranta abitanti. La gente preferiva andare a vivere a Murano e Burano, ancora oggi mete turistiche privilegiate rispetto a quest’isola – distante un’ora e mezza di vaporetto da piazza san Marco - che conta circa seicento residenti, in costante diminuzione. Frenare l’emorragia di abitanti è diventato, allora, l’obiettivo del Comune di Venezia, cui Sant’Erasmo appartiene e tra le strategie messe in campo, quella di mantenere aperta la scuola è stata posta in cima alle priorità. Una scelta che, al momento, sta pagando.

Da quest’anno, ai cinque bambini della primaria “Alvise Vivarini” se n’è aggiunta una sesta, proveniente direttamente dal Belgio. «La famiglia ha deciso di cambiare vita e ha scelto Sant’Erasmo proprio perché c’è la scuola», conferma, con orgoglio, Michelangelo Lamonica, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo “Foscolo” di Burano Murano, a cui fa capo la primaria con sei alunni. Questa piccola scuola, che è in pratica un’unica pluriclasse con due scolari di prima, uno di seconda, una di terza e due di quarta, è diventata un vero e proprio fattore di attrazione per il territorio, in un sistema di “economia di prossimità” su cui si reggono tante comunità di paese. Un modello che è diventato materia di studio e che si sta diffondendo nel territori di periferia e nelle aree interne del Paese.

Nativo di Ischia ma lagunare di adozione, il preside Lamonica ha visto fin da subito le potenzialità della piccola scuola, presidio sociale in un borgo che «non ha un vero centro, ma soltanto una piazza e una chiesa». E, appunto, questa scuola primaria, che ogni estate è a rischio chiusura, ma poi, a settembre, puntualmente riapre. Anche per la ferma volontà delle istituzioni, Regione Veneto in testa, che ha mandato fin qui l’assessore all’Istruzione, Elena Donazzan, a verificare se valeva davvero la pena spendere così risorse preziose. E, alla fine, la risposta è stata positiva. «Perché senza la scuola l’isola muore e, proprio per questa ragione, la comunità è coesa e determinata a mantenerla aperta», dice il preside senza giri di parole. Confermando che la scuola è diventata davvero un elemento aggregante della comunità.

Ma tenere aperto non basta. Poi bisogna riempire di contenuto il tempo e lo spazio della scuola. E qui entra in gioco la professoressa Silvia Onda, che della pluriclasse di Sant’Erasmo è la timoniera. «L’arrivo della bimba belga che non parlava una parola di italiano ci ha spinto a cambiare strategia didattica, affiancando alla nuova venuta un compagno più grande, in una sorte di peer tutoring – riprende il dirigente Lamonica -. Anche la pluriclasse, pur con numeri così ridotti, è diventata una risorsa, un’opportunità di apprendimento per tutti i bambini indipendentemente dall’età». Un luogo dove sperimentare il «valore dell’eterogeneità», che in questi contesti così ridotti viene esaltato al massimo grado.

«Per evitare che il passaggio alla scuola media possa risultare traumatico – riprende il racconto il preside Lamonica – abbiamo poi avviato un programma di collaborazione con le scuole di Murano Burano, soprattutto sulle materie Stem e l’attività sportiva. Infine, con gli allievi dell’istituto nautico “Vendramin Corner” e in collaborazione con la Lega Navale, abbiamo studiato un progetto che culminerà in un’uscita in barca a vela dei bambini di Sant’Erasmo». Perché anche queste piccole cose servono a rafforzare il senso di comunità. Che intorno alla sua piccola scuola vuole continuare a raccontare una storia di paese alle porte di una delle città più visitate al mondo.




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