L'arcone in oro e stucchi dell’altare centrale - Ministero della Cultura
Santa Maria del Popolo è tornata al suo pieno splendore. Si sono infatti conclusi, in tempo per l'Anno Santo che si aprirà il 24 dicembre, i complessi restauri nella Basilica di piazza del Popolo, uno degli edifici religiosi più rappresentativi del Rinascimento e del Barocco romano. L'intervento è il frutto della collaborazione tra la Soprintendenza Speciale di Roma del Ministero della Cultura, il Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno - che è proprietario della chiesa - e due importanti sponsor privati.
I lavori, iniziati nel 2022 e terminati a novembre 2024, hanno interessato le superfici architettoniche, i dipinti e le sculture che decorano la navata centrale e il transetto della chiesa agostiniana, costruita nel Quattrocento per volontà di Sisto IV su una precedente cappella edificata sotto papa Pasquale II a spese del popolo romano, da cui deriva il nome della basilica. Nel corso dei secoli, Santa Maria del Popolo fu arricchita e modificata per mano di grandi architetti e artisti come Bramante, Raffaello, Caravaggio e Bernini, dando origine a uno dei più importanti esempi della commistione tra arte e architettura rinascimentale e barocca.
Gli interventi – finanziati dal Fondo edifici di culto (Fec) e dalle sponsorizzazioni tecniche di Urban Vision S.p.A. e Mecenati Roman Heritage - sono stati condotti dalla Soprintendenza Speciale di Roma, e curati dai funzionari Carlo Festa, restauratore, Alessandra Lanzoni, storico dell’arte, e Alessandro Mascherucci, architetto. Una collaborazione tra pubblico e privato che ha restituito una delle chiese più importanti della Capitale ai suoi cittadini, ai visitatori di tutto il mondo e ai pellegrini del prossimo Giubileo.
La prima tranche di lavori, finanziata dal Fec, ha riguardato l'arcone in oro e stucchi dell’altare centrale, le cantorie e l’organo berniniani, e un raro, importante esempio di pavimento in cotto bicromo dell’inizio del XVII secolo nella Cappella Cerasi, disegnata da Carlo Maderno e nota per i capolavori di Caravaggio: la Crocifissione di san Pietro e la Conversione di san Paolo. Nella navata sinistra, l’intervento ha interessato il monumento funebre di Flaminia Odescalchi Chigi, opera settecentesca dell’architetto Paolo Posi e canto del cigno del tardo barocco romano. A fianco della tomba, si apre la celebre Cappella Chigi, opera architettonica di Raffaello, di cui è stata restaurata la corona bronzea di Bernini, erroneamente creduta nel passato una lanterna.
Estese parti dell’edificio sono state oggetto del finanziamento di Urban Vision S.p.A: i lavori hanno interessato la navata centrale, con le volte, le lunette e gli apparati decorativi in stucco, realizzati da artisti vicini al Bernini e raffiguranti sante agostiniane e lo stemma Alessandro VII, promotore del rinnovamento barocco della basilica. Sulle volte a crociera e sotto gli archi della navata centrale è stata ripristinata l’originaria policromia degli stemmi di Sisto IV della Rovere. I quattrocenteschi pilastri in travertino, e i relativi capitelli rivestiti in stucco, sono stati oggetto di restauro, così come le volte e i catini absidali del transetto. All’esterno, gli interventi hanno riguardato le coperture, con la verifica del tamburo della cupola.
Al Bernini è riconducibile il disegno dei due altari marmorei che chiudono il transetto, restaurati completamente grazie al contributo di Mecenati Roman Heritage, a partire dalle quattro statue degli angeli reggi cornice scolpiti da allievi del Bernini, interessate da operazioni di pulitura e consolidamento, compresa l’integrazione di alcune parti marmoree danneggiate o mancanti. Anche le due pale d’altare di Bernardino Mei e Giovanni Maria Morandi sono state oggetto di interventi conservativi, riservando una scoperta: quella a sinistra, “La Sacra Famiglia”, durante le fasi di pulitura ha rivelato la firma del pittore “B. MEI SENEN. F. 1659”. L’intervento è stato completato dalle porte gemine che fiancheggiano simmetricamente i due altari, dove è riemerso l’originario trompe l’oeil.
Per il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi «Santa Maria del Popolo, oltre a essere un luogo di culto di grande importanza, è custode del genio creativo di maestri come Pinturicchio, Raffaello, Caravaggio e Bernini, i cui capolavori hanno contribuito a definire il volto della nostra civiltà. La conclusione di questi complessi e importanti lavori restituisce il ruolo cruciale che il Fondo Edifici di Culto svolge nella
conservazione e nella valorizzazione del patrimonio storico e artistico del nostro Paese. Il Fec rappresenta una delle più alte testimonianze del nostro impegno per la tutela di ciò che il passato ci ha consegnato e che il presente ha il dovere di preservare».
«Il progetto che ha interessato lo splendido restauro di Santa Maria del Popolo - dichiara il ministro della Cultura Alessandro Giuli - da una parte è frutto della virtuosa collaborazione tra pubblico e privato, dall’altro offre materia di dibattito sul prezioso ruolo delle Soprintendenze. Sono proprio le Soprintendenze il punto di incontro diretto con le amministrazioni locali e la cittadinanza, per esercitare la tutela, conservare e trasmettere alle generazioni future i valori del patrimonio culturale italiano».