Mohamed Rmaily, unico marocchino in una famiglia di italiani
«Ciao, piacere, io sono Mohamed, l’unico marocchino rimasto in una famiglia italiana». Ha umorismo da vendere e uno spiccato accento trevigiano Mohamed Rmaily, 27 anni, in Veneto da quando ne aveva tre. «Ho fatto tutte le scuole a Treviso, ho giocato a rugby come ogni trevigiano che si rispetti e adoro la cucina romana. Però per la legge attuale io non sono italiano».
Il papà ha chiesto e ottenuto la cittadinanza tempo fa. Lui, che aveva compiuto 18 anni da poche settimane, no. La mamma ha avuto i documenti l’anno scorso. Mohamed si sta specializzando in "Diritto internazionale" presso la facoltà di giurisprudenza all’università di Treviso. «Non ho potuto nemmeno completare il programma Erasmus in Svezia perché non posso restare fuori dall’Italia per più di sei mesi nell’arco di un anno. E la strada è ancora tutta in salita. Tra pochi mesi, quando prenderò la laurea, potrò scegliere se fare il giudice o l’avvocato. Finora, da straniero, non avevo molte opzioni davanti a me».
Ma i diritti delle persone non sono l’unica passione di Mohamed: «Ho voluto prendere parte al movimento "Italiani senza cittadinanza" perché voglio mettere le mie competenze e il mio vissuto a servizio degli altri. Il mio sogno però è quello di diventare allenatore di una squadra di calcio. In questi anni ho vissuto sulla mia pelle lo sport come forma straordinaria di integrazione. Chissà, magari oltre alla giacca e alla cravatta, nel mio futuro ci sarà spazio anche per i calzoncini».