È di 12 detenuti morti e 40 agenti feriti il drammatico bilancio delle rivolte in carcere. Lo ha confermato il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, riferendo mercoledì in aula al Senato. "Stiamo parlando di rivolte portate avanti da almeno 6 mila detenuti - ha detto - su tutto il territorio nazionale che, di fatto, hanno messo in evidenza le già note carenze strutturali del sistema penitenziario". Il Guardasigilli ha annunciato l'arrivo della prima fornitura di 100mila mascherine che saranno distribuite "prioritariamente agli operatori che accedono dall'esterno" mentre saranno effettuati i tamponi ai detenuti che verranno trasferiti ma, ha aggiunto, "gli sforzi per evitare che l'epidemia si faccia largo nelle carceri rischiano di essere gravemente compromessi dalle rivolte che hanno causato l'inagibilità di un numero elevatissimo di posti". Si tratta, ha denunciato il ministro, di "atti criminali ascrivibili ad una ristretta parte dei detenuti" mentre "la maggior parte ha manifestato la propria sofferenza e le proprie preoccupazioni con responsabilità e senza ricorrere a violenze". Ora "sono allo studio interventi per garantire agenti e detenuti, ma bisogna mantenere la calma. Lo Stato non indietreggia di un passo di fronte all'illegalità".
Il bilancio continua ad aggravarsi. La protesta in simultanea nelle carceri italiane ha provocato finora 12 morti. Nuovi 3 morti e uno in rianimazione (ulteriori otto sono ricoverati in ospedale) sono tra partecipanti alla sommossa scattata ieri nel carcere di Rieti e, come in altre occasioni, i decessi sono legati ad una overdose di farmaci. E per lo stesso motivo sono saliti a nove i morti nell'istituto penitenziario di Modena. Inoltre, sono ancora 19 i ricercati evasi ieri dal carcere di Foggia durante la rivolta dei detenuti. Tra loro un omicida e un esponente della mafia garganica, mentre altri tre, nomi ben noti dei clan, si sono consegnati in serata.
È la situazione più grave, anche se ci sarebbero fondate speranze di riprendere anche gli altri, dopo tre giorni di pesanti e drammatiche proteste che hanno riguardato 22 istituti penitenziari e che hanno provocato 9 morti tra i detenuti di Modena, molto probabilmente per overdose da farmaci prelevati dall'infermeria saccheggiata durante la rivolta. Cinque sono deceduti nel carcere emiliano e quattro in quelli di Alessandria, Ascoli, Parma e Verona dove erano stati trasferiti. È stata poi confermata la presenza proprio nel carcere di Modena di un caso di coronavirus, riscontrata però prima dello scoppio della rivolta. Come riporta la stampa locale, confermata all'agenzia Ansa dall'Ausl di Modena, già venerdì scorso, prima dell'esito del tampone, la sanità penitenziaria aveva provveduto a isolare il detenuto insieme alle persone con le quali era entrato in contatto. Nella notte si è, invece, risolta positivamente la situazione nel carcere di Melfi in Basilicata dove un centinaio di detenuti aveva sequestrato quattro agenti penitanziari, tre medici e due infermieri. Dopo dieci ore gli ostaggi sono stati liberati e i detenuti sono rientrati in cella. Oggi si contano i danni delle devastazioni e degli incendi in tutta l'Italia, provocate dalle restrizioni dei colloqui coi familiari per l'emergenza coronavurus, dalla paura del contagio ma anche dalle generali condizioni di sovraffollamento, con almeno 10mila detenuti in più della capienza delle strutture.
Secondo Aldo Di Giacomo, segretario del Spp, sindacato di polizia penitanziaria, i danni ammonterebbero a più di 35 milioni di euro, con la perdita di 600 posti letto e il preoccupante furto di piscofarmaci per 150mila euro. E l'aumento dei morti per overdose da farmaci conferma la gravità di questi furti. In mattinata si registrano ancora proteste ad Aversa, Siracusa, Genova, Venezia e Campobasso e la ripresa di quella nel carcere palermitano di Pagliarelli. A Caltanissetta, Enna, Larino, Pescara e Avellino i detenuti rifiutano di rientrare nelle celle. A Trapani alcuni sono saliti sul tetto dell'istituto chiedendo i tamponi per verificare la presenza del coronavirus. Rientrata la rivolta al carcere Dozza di Bologna dove si contano dodici feriti, dieci detenuti e due agenti penitanziari.
A Foggia evasi 19 detenuti
Ma a preoccupare sono soprattutto i 19 detenuti di Foggia ancora in circolazione, mentre 58 degli evasi sono stati arrestati (sei si sono costituiti). Tra i latitanti c'è Cristoforo Aghilar, 36 anni, che il 28 ottobre scorso a Orta Nova nel Foggiano, ha ucciso la mamma della sua ex fidanzata. Gran parte dei ricercati ha gravi precedenti penali, alcuni legati alla mafia garganica e ai clan baresi, e in carcere per traffico di droga, assalto a blindati e tentato omicidio. Le ricerche sono concentrate nel Foggiano ma anche nel confinante Molise. E secondo fonti attendibili, le maglie si starebbero stringendo, con forti speranze di riprenderli, o di obbligarli a consegnarsi come hanno già fatto in serata tre esponenti dei clan garganici. Varie procure hanno aperto inchieste sulle rivolte, in particolare su una possibile "regia" esterna che possa aver ordinato e guidato le proteste che potrebbero aver avuto come vero scopo la richiesta di indulto. Oggi intanto sono in arrivo nelle carceri 100mila mascherine protettive, così "per garantire la tutela di tutti, chiunque a vario titolo entra in un istituto, sarà munito di adeguati presidi sanitari". Lo annuncia il ministero della Giustizia assicurando che "si continua a lavorare affinchè le condizioni di tutti, operatori e detenuti, siano salvaguardate.
'approvvigionamento di presidi sanitari - sottolinea il ministero - sarà utile per la più rapida ripresa dei colloqui dei detenuti coi propri familiari". Che è stato proprio il motivo scatenante della protesta. Almeno quello esplicito.