Matteo Renzi in Europa come in Italia: riforme
contro i niet della burocrazia e dei tecnocrati. Il presidente del
Consiglio, oggi a Venezia, ha spiegato "l'Europa si salva con le idee e non con i limiti". "Se parliamo solo di limiti, di vincoli e di sossier burocratici ehc edividono ipaesi perdiamo un'opportunità" ha detto. In chiave italiana il premier ha spiegato che il governo è determinato
a "portare a casa il risultato" delle riforme perchè "vogliamo
troppo bene al Paese per lasciarlo a chi dice solo no e disfa i
progetti altrui".
Un messaggio che sembra diretto ai Cinque Stelle, ma forse non
solo a loro, con i quali peraltro sembra sbloccata l'impasse
sull'incontro saltato ieri: è stato il vicesegretario Lorenzo
Guerini, infatti, a spiegare che la lettera dei grillini con le
risposte alle dieci domande poste dal Pd, precondizione a qualsiasi
ipotesi di incontro, è finalmente giunta e che il vertice si terrà
la prossima settimana. Tuttavia, Guerini ha voluto ribadire che il
perimetro della discussione rimane quello fissato nel patto del
Nazareno e tradotto nel testo dell'Italicum. Non mancano, poi, i
malumori in seno agli stessi Cinque Stelle: alcuni dissidenti fanno
trapelare il loro disappunto per il ruolo di timoniere che Luigi Di
Maio ha assunto nella traversata dal MoVimento barricadero a quello
'istituzionalè.
I "signor no", tuttavia, non si annidano solo nel Parlamento
italiano. Prova ne sia la dura presa di posizione del Ppe a
Strasburgo che, con Manfred Weber, si è detto contrario all'ipotesi
di una maggiore flessibilità nell'applicazione del patto di
stabilità, e dei vertici di Bundesbank e Spd: Jens Weidmann, numero
uno della BuBa, aveva infatto stigmatizzato l'ipotesi di concedere
maggiori margini di flessibilità nel rispetto del rapporto del tre
per cento fra deficit e Pil a quei paesi seriamete impegnati nele
riforme. Ma Weidmann, come rilevato oggi anche dal ministro Padoan,
non fa parte del governo tedesco con il quale "l'Italia è in
sintonia". A questi 'signor no europeì Renzi fa sapere che "noi le
riforme le facciamo perchè l'Italia torni a essere
leader".
"Piaccia o non
piaccia ai frenatori portiamo a casa il
risultato sulla riforma costituzionale, sulla legge elettorale,
sul lavoro, sulla giustizia", ha detto il presidente del
Consiglio. "Vogliamo troppo bene all'Italia per lasciarla in mano a
chi dice solo no", ha concluso Renzi.
E mentre imperversano le polemiche, il lavoro sulle riforme va
avanti con la prima Commissione del Senato entra nel vivo dei lavori:
accantonati gli articoli che riguardano
l'elezione del Senato e le modalità di scelta del futuro
Presidente della Repubblica, la commissione Affari
Costituzionali affronta nel pomeriggio la riforma del Titolo V della Costituzione con l'esame degli emendamenti all'art.117 che riguardano il rapporto Stato-Regioni. Giovedì il testo dovrebbe