"Sono pronto a cambiare l
'Italicum, ma basta con gli alibi per sostenere il No al
referendum". Il premier e segretario del Pd,
Matteo Renzi, affronta l'opposizione nella
Direzione nazionale del
Partito democratico, in merito alla legge elettorale. E propone una commissione interna che affronti il tema della modifica della legge elettorale, confrontandosi anche con le altre forze politiche".
Alla fine della riunione la direzione del Pd ha
approvato la
relazione del segretario Matteo Renzi con "nessun voto contrario
e nessun voto astenuto", ha annunciato il presidente del Pd
Matteo Orfini. Ma
la minoranza del partito non ha
votato.
"Propongo - ha detto Renzi - che vi siano nella
discussione sulla legge elettorale tempi certi: non possiamo
farlo in campagna referendaria, ma l'impegno è iscriverlo
in
discussione nelle commissioni competenti nelle due settimane
immediatamente successive".Anche perché, è ovvio, a seconda dell'esito della consultazione popolare la legge elettorale dovrà vedersela con contesti diversi. Quindi
la discussione sulle modifiche alla legge elettorale inizierà in
commissione "prima della fine dell'anno".
"Noi pensiamo - ha affermato Renzi, facendosi portavoce di tutta la maggioranza del Pd - che il Pd possa
discutere, insieme ai propri compagni di strada e agli altri, sui
tre punti fondamentali", che sarebbero il
ballottaggio, il
premio alla lista o
alla coalizione ("E anche in questo caso - ha sottolineato -
sapete come la penso") e il modo in cui si scelgono i
candidati,
che sono tre ("collegi, liste bloccate o preferenze").
"Propongo - ha aggiunto - una
delegazione formata dal
vicesegretario del Pd come coordinatore, i capigruppo, il
presidente, più un esponente della minoranza. Siamo totalmente
disponibili a lavorare, chiedo solo che la
delegazione senta
tutti gli altri partiti, anche i 5 stelle. Dobbiamo utilizzare
queste settimane e mesi per togliere tutti gli alibi".
Insomma con la disponibilità a incardinare una proposta di legge subito dopo il referendum, Renzi apre alla minoranza. Anche se personalmente resta convinto "che l'
Italicum sia una legge elettorale che funziona, che il
ballottaggio sia una delle
grandi conquiste della
sinistra attese da venti anni". E che "abbiamo lavorato perché ci potesse essere un passaggio dal premio di coalizione alla lista in ragione della vocazione maggioritaria del
Pd, iscritta nello statuto costitutivo del Pd".