Ha perso all’azzardo 9 milioni e mezzo, tutti i risparmi che settanta investitori gli avevano affidato. E quando S.V., 61 anni, di professione promotore finanziario, si è accorto di non avere vie d’uscita, si è presentato in lacrime alla Guardia di Finanza di Forlì, confessando l’inconfessabile e chiedendo ai militari quel conforto che la sua coscienza ormai agognava: «Vi supplico, non mandatemi a casa, tenetemi in caserma, ho tradito tutti, anche amici e parenti. Se non mi tenete con voi io mi uccido». Tutto questo è accaduto a marzo, al rientro dall’ennesima "notte brava" passata al casinò a puntare soldi non suoi e perdere tutto. Ieri il comunicato delle Fiamme Gialle che annunciava la chiusura delle indagini.Dalle quali si deduce che, come tutti i malati di azzardo, anche S.V. aveva perso la ragione e per la sua mente abbacinata nulla aveva più un valore – né la famiglia, né il lavoro, né la vita stessa – se non il tavolo verde. Drogato di scommesse esattamente come un tossico all’ultimo stadio, l’uomo era arrivato a macchinare piani perfetti per frodare i clienti: consigliava investimenti che parevano sicuri, falsificando i loghi di note società finanziarie e recandosi periodicamente a Milano, dove hanno sede le banche e le società con cui risultavano sottoscritti i falsi investimenti, apposta per spedire le rendicontazioni. Per procurarsi una buona fama attraverso il passaparola, ai primi clienti aveva persino restituito la somma investita, con tanto di interessi al 20%. E per raggirare le norme antiriciclaggio, aveva escogitato un sistema che gli consentiva di utilizzare i titoli raccolti dagli investitori direttamente nella casa da gioco: ai risparmiatori, infatti, richiedeva di intestare i loro assegni circolari a due sigle societarie in realtà riconducibili al casinò da lui frequentato. E gli ignari investitori accettavano perché, per ironia della sorte, se digitate su Internet tali sigle riconducevano proprio a vere società finanziarie. Così tutto pareva regolare e anche il risparmiatore più attento non poteva accorgersi di nulla. Nemmeno i tanti imprenditori, notai, commercialisti e avvocati che gli si erano rivolti. Nemmeno gli amici. E poi via via nemmeno i parenti. E sua moglie...Perché la dipendenza da azzardo annienta tutto, non esistono più affetti né dignità e, con la benedizione dello Stato biscazziere (che su questo lucra), quasi 9 milioni di italiani sono già malati gravi. Anche suo cognato ha visto svanire nel nulla 600mila euro che gli aveva affidato per il futuro delle figlie. Anche la moglie anziana di quello che era stato il suo professore di liceo, e che negli anni aveva messo nelle sue mani 730mila euro. Di chi era diventato suo marito, la moglie lo ha scoperto direttamente da lui in quella notte di marzo, quando in compagnia dei militari ha trovato il coraggio di chiamarla dalla caserma. È tipico: anche S.V., come tutti i malati di Gap, Gioco d’azzardo patologico, era riuscito per anni a fingere una vita non sua e a mentire. A tutti meno che alla coscienza, che nei casi migliori prima o poi torna a farsi sentire. Solo allora, scoprendosi malati, si accetta di andarsi a curare (a spese di uno Stato oltre che biscazziere anche schizofrenico, che prima ti ammala e poi spende per guarirti). Ma i giorni persi, e gli amici, e gli affetti, quelli li vince sempre il banco e non te li restituisce più.