martedì 16 gennaio 2024
Il Forum delle associazioni familiari e l'associazione Family Day intervengono esprimendo ciascuna la propria contrarietà assoluta alla legge veneta sul fine vita: forzatura etica e giuridica
«Profonda preoccupazione», «norma antiumana»: i cattolici in campo
COMMENTA E CONDIVIDI

L’associazionismo cattolico continua a chiedere a gran voce al Consiglio regionale del Veneto di fermarsi, non assecondando una spinta che porterebbe una terra di antica tradizione solidaristica a venir meno alla sua identità. A prendere la parola ieri una realtà diffusa e radicata come il Forum delle Associazioni familiari del Veneto (regione del presidente nazionale Adriano Bordignon, trevigiano) che in una nota esprime «contrarietà e profonda preoccupazione», nella persuasione che la normativa all’esame da oggi della Regione «sollevi questioni morali e sociali complesse ». Per questo il Forum invita «i consiglieri a considerare attentamente l’impatto su individui e comunità» e a «interrogare le proprie coscienze prima di prendere una decisione su questo progetto di legge». Un punto che a chi si occupa di formazione e di consapevolezza civile e sociale pare dirimente: «La riflessione personale sulle implicazioni etiche e morali di tale normativa – dice il Forum veneto – è essenziale per garantire una scelta ponderata e in linea con i valori fondamentali della società».

Il presidente del Forum regionale Marco Marseglia ritiene che una legge regionale sul suicidio assistito «non sia il modo giusto per affrontare tale tematica» e per questo sollecita la Regione «a incentivare la promozione delle cure palliative e della sedazione profonda. Come Forum, riteniamo che questi siano i percorsi fondamentali che il Servizio sanitario nazionale deve intraprendere e garantire, realizzandoli in strutture attrezzate come gli hospice, o qualora fosse possibile presso il proprio domicilio». Obiettivo delle cure palliative è «non ostacolare e neppure anticipare la morte, ma prendersi cura dell’uomo, del suo dolore fisico e psichico, accompagnarlo “nel” morire, senza fornire un aiuto “a” morire. È un prendersi cura fino all’ultimo respiro, un’accoglienza, un ascolto continuo, per farlo sentire amato e voluto, ed evitare la solitudine nell’affrontare la paura della sofferenza e della morte».

Altrettanto accorata la posizione di Massimo Gandolfini: «Prescindendo dal valore di fondo, per cui uno Stato civile non commina mai la morte di un essere umano – dice il neurochirurgo e leader dell’associazione Family Day – il testo del progetto di legge del Veneto, partendo dalla sentenza 242/19 della Corte costituzionale relativa all’articolo 580 del Codice penale (istigazione e aiuto al suicidio), ne formula una lettura faziosa e stravolta». La Consulta infatti non «ha definito una sorta di “area di non punibilità”, descrivendo analiticamente le condizioni che fanno da confine invalicabile. Dunque, nulla a che fare con il “diritto alla morte”, e men che meno con il “diritto al suicidio assistito”, di cui si parla – al contrario – nella Relazione illustrativa del pdl radicale ». Sono «ideologie incivili e antiumane» quelle che ignorano che «la totalità del nostro diritto, dalla Costituzione ai Codici penale e civile, è basata sul principio di tutela e difesa del diritto alla vita». Gandolfini punta il dito contro «la completa disumanità ( e inciviltà) che queste proposte di legge sul suicidio assistito portano con sé, ove le cure palliative vengono di fatto ignorate. Di fronte a condizioni di dolore, sofferenza, solitudine, che offuscano ogni speranza fino a evocare la morte, la risposta è l’indifferenza sociale, l’abbandono, l’eliminazione fisica del problema, nascosti dietro il più vergognoso degli alibi: “Lo vuole lui. L’ha chiesto lui”! È il trionfo della “cultura dello scarto”».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI