Quasi 15 tonnellate di fluoruro di idrogeno (acido fluoridrico) dirette in Tunisia sono state intercettate e bloccate, nel porto di Napoli, dal Servizio antifrodi e controlli dell’Agenzia delle dogane, perché senza autorizzazione all'esportazione. Si tratta di una sostanza pericolosissima, altamente velenosa e corrosiva, ma soprattutto è inserita tra i prodotti 'dual use', a duplice uso, che possono cioè avere un utilizzo sia civile sia militare. In questo caso sia per produrre gas nervini, sia nel settore nucleare. Per questo, come si legge sul sito della Farnesina, «l’esportazione, il trasferimento, l’intermediazione, l’assistenza tecnica e il transito dei prodotti a duplice uso è soggetta al controllo dello Stato e necessita di autorizzazione rilasciata dall’autorità competente, che è il ministero degli Affari esteri». Invece, come ci spiega un funzionario delle Dogane di Napoli, l’esportatore non aveva l’autorizzazione anche se al momento del controllo ha assicurato che tutto era in regola. Si tratta di un intermediario campano che stava esportando, ad una società privata tunisina, i prodotti di un’industria della stessa regione.
Quest’ultima aveva venduto i 14.700 chili di acido fluoridrico all’intermediario, sapendo bene che erano destinati all’esportazione. Ebbene, questa sostanza, così come altri prodotti o tecnologie, per essere esportate devono avere il via libera dell’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento del ministero degli Esteri, che è l’autorità nazionale incaricata di questa delicata materia. L’acido fluoridrico è nell’elenco di questi prodotti. È utilizzato nell’industria nucleare nel processo di arricchimento dell’uranio, ovvero nella sintesi di esafluoruro di uranio, dunque anche per produrre armi nucleari.
Non basta. Perché, come ci spiegano gli investigatori delle Dogane, attraverso un processo di doppia sintesi, può produrre agenti nervini, come il Sarin, una delle più potenti armi chimiche, che colpisce in modo gravissimo il sistema nervoso umano. Utilizzato anche da gruppi terroristici. Ecco il motivo della rigidità dei controlli. E la forte preoccupazione quando è stato individuato il carico. Il grande container di 12 metri è stato controllato grazie al supporto di mirati profili di rischio preventivi. Dunque non si è trattato di un controllo a campione.
Di più, ovviamente, gli investigatori non ci possono dire, anche perché il legale rappresentante della società esportatrice con sede in Campania è stato deferito all’autorità giudiziaria, cioè alla Procura di Napoli, oltre che segnalato al ministero degli Esteri. Le analisi condotte dal Laboratorio Chimico di Milano hanno confermato la natura del prodotto e la relativa composizione chimica, con concentrazione al 45,30%, molto alta. L’acido era contenuto in grandi taniche di plastica molto resistente, perché fortemente corrosivo, al punto da riuscire ad aggredire anche il vetro.