Anche Romano Prodi voterà per mantenere il finanziamento alle scuole dell’infanzia paritarie private al referendum del 26 maggio di Bologna. L’ex presidente del Consiglio, con un messaggio sul suo sito ha reso nota la sua posizione: «Se, come spero, riuscirò a tornare in tempo da Addis Abeba - ha scritto - domenica prossima voterò l’opzione B». Il referendum consultivo che vedrà scontrarsi il fronte dell’«A», per l’abolizione dei fondi comunali alle materne paritarie, e quello del «B», a favore invece del mantenimento del sistema scolastico integrato, ha spaccato il centro sinistra. Da una parte c’è il Pd, rappresentato in primis dal sindaco Virginio Merola, che difende, con Pdl, Lega, Udc e Scelta Civica la convenzione con gli istituti paritari. Dall’altra Sel e M5s che vogliono a tutti i costi abolire i finanziamenti pubblici. «Dico subito - ha continuato Prodi - che, a mio parere, il referendum si doveva evitare perché apre in modo improprio un dibattito che va oltre i ristretti limiti del quesito stesso» e, ha voluto sottolineare, «il mio voto è motivato da una semplice ragione di buon senso: perché bocciare un accordo che ha funzionato bene per tantissimi anni e che, tutto sommato, ha permesso, con un modesto impiego di mezzi, di ampliare almeno un po’ il numero dei bambini ammessi alla scuola dell’infanzia e ha impedito dannose contrapposizioni?». Che dietro alle ragioni dei promotori del referendum ci siano solo questioni di principio, e nessuna prospettiva di miglioramento concreta lo ha confermato anche il professore: «La motivazione più forte - ha scritto - di chi vota l’opzione A è che i mezzi forniti alla scuola statale e comunale siano così scarsi che le casse comunali non possono allargare il loro impegno al di fuori del loro stretto ambito». Un’argomentazione sbagliata perché «sono convinto - ha continuato Prodi - che le restrizioni di oggi che limitano drammaticamente l’azione del Comune e che in generale penalizzano la scuola siano dovute a un’errata gerarchia nella soluzione dei problemi del paese e non ad accordi di questo tipo». Il cantautore Francesco Guccini si è invece aggiunto ai sostenitori del «Comitato Articolo 33». «Una inutile guerra ideologica – ha ribadito il primo cittadino Virginio Merola – che corrisponde al tentativo di fare di Bologna il laboratorio di sperimentazione della nuova sinistra di Vendola». A mettere in luce un altro importante fattore per cui vale la pena votare B, il 26 maggio, è stato poi il giurista Paolo Cavana: « le scuole dell’infanzia assolvono a un compito non tanto di istruzione quanto di socializzazione primaria dei bambini – ha detto – consentendo ai genitori e, in particolare, alle mamme, di poter accedere al mondo del lavoro». Bisogna quindi difendere la convenzione con le paritarie perché «l’attuale sistema, che dà posto a un numero maggiore di bambini, risponde anche a un interesse costituzionalmente tutelato, della donna lavoratrice». Un principio, conclude Cavana, «che i promotori del referendum sembrano aver completamente dimenticato».