Una classe di una scuola superiore (Ansa)
Volevano sollevare un caso politico. Hanno rimediato una solenne smentita dai genitori e dagli studenti in nome dei quali sostenevano di parlare. La topica dei due deputati M5s Veronica Giannone e Luigi Gallo, e di chi in loco li ha imbeccati, è certificata da un comunicato del Polo Liceale "Galilei-Curie" di Monopoli, che chiude definitivamente la vicenda di un presunto "scandalo", in seguito alla proiezione in classe di un video sull’aborto durante l’ora di religione.
L’episodio aveva finito per assumere dimensione nazionale proprio in seguito all’interrogazione da loro presentata al ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti. I due parlamentari denunciavano che decine di studenti 14enni (la classe era una prima Liceo) sarebbero rimasti «sconvolti» dalle immagini di «bambini (sic) dilaniati» e «smembrati» che si vedono nel documentario, «sconcertando i loro genitori».
Il docente, don Oronzo Negletto era finito sul banco degli imputati e consegnato alla gogna mediatica dei leoni da tastiera, oltre che sostanzialmente "scaricato" anche dal suo dirigente scolastico, Martino Cazzorla, che si era rifugiato in corner: non sapevo, non ero stato informato.
Ora lo stesso preside fa marcia indietro e nel comunicato, dopo aver sentito i ragazzi e i loro genitori, afferma: «Appare assolutamente sproporzionata e impropria l’affermazione relativa al "turbamento di decine di ragazzi, sconvolti dall’episodio"». Gli studenti stessi, ricorda invece la nota, sono stati «fortemente provati dal clamore e dispiaciuti dall’attenzione mediatica che in questi giorni ha coinvolto l’intera comunità scolastica».
Ancora più netti i genitori, che in un altro comunicato, allegato a quello della scuola, parlano di «polverone mediatico» e sottolineano: «Prendiamo compatti le distanze dall’interpellanza parlamentare rivolta al ministro Bussetti perché ci sembra sia stato un modo inopportuno per strumentalizzare l’episodio, ma soprattutto perché riteniamo che, proprio per la delicatezza da più parti invocata, questo genere di questioni debba essere condiviso e partecipato con i diretti responsabili prima di adire altre strade». Gli stessi genitori ribadiscono che i loro figli «non sono affatto rimasti oltremodo turbati o offesi dalle scelte didattiche compiute dal docente, che resta per loro invece, un solido e sicuro punto di riferimento di cui non vorrebbero essere privati».
Tutto è bene quel che finisce bene? Certo. Ma la vicenda non può non suscitare qualche riflessione. La prima delle quali è che i ragazzi (con l’appoggio dei loro genitori) hanno dimostrato più maturità di quegli adulti che pretendevano di parlare in loro favore. Secondo: essi hanno testimoniato che il tutto si è svolto nell’ambito educativo proprio della scuola e senza nessuna violazione da parte del docente. Terzo: quando ci si presenta come paladini del popolo, poi il popolo bisogna ascoltarlo veramente. Resta infatti il sospetto che il fine ultimo dei due esponenti 5stelle fosse quello di rastrellare consensi e non di fare il bene dei ragazzi, i quali anzi - come loro stessi dicono - sono stati danneggiati unicamente dal clamore della vicenda. Servirà almeno da lezione?