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Nuovo grosso e preoccupante arrivo di immigrati sulle coste calabresi. Con la conferma della ripresa della rotta dalla Libia orientale, gestita da trafficanti egiziani. Si tratta di un peschereccio che trasportava 95 persone, tutti egiziani meno un palestinese, tutti maschi, tra loro 66 minori non accompagnati. Egiziano anche l’equipaggio, composto da sei persone. L'imbarcazione è stata individuata durante la notte da alcuni mezzi aerei italiani mentre era ancora in alto mare, ma era evidente la rotta verso le coste calabresi. E' così scattato il dispositivo navale costituito da unità del Comando operativo aeronavale di Pomezia e del Reparto operativo aerinavale di Vibo Valentia. Il peschereccio è stato intercettato e abbordato alle 2,30 di notte da un pattugliatore delle Fiamme gialle mentre si trovava a circa dieci miglia dalla costa. La rapidità dell’operazione, anticipata dall'avvicinamento di un mezzo veloce, più piccolo e meno visibile, ha permesso di individuare i sei scafisti prima che si confondessero con gli immigrati.
Il peschereccio, come al solito, è stato poi scortato fino al porto di Roccella Ionica, per l’individuazione delle persone e i controlli sanitari. È il terzo peschereccio proveniente dal Nordafrica in meno di un mese. Il primo con 232 persone a bordo, il 31 maggio. Il secondo, il 5 giugno, è la "nave madre" bloccata a 140 miglia dalla costa calabrese, mentre cercava di rientrare dopo abbandonato un "barchino" con 37 migranti, tra i quali 35 minori non accompagnati, tutti egiziani e libici. Un chiaro segnale della ripresa di questa rotta che i trafficanti non utilizzavano da tempo. Ricordiamo che si tratterebbe della zona di Tobruk, quindi le milizie di Haftar, ma anche zona di influenza egiziana. La nazionalità degli scafisti e degli immigrati è più che un sospetto. L’utilizzo di un grosso peschereccio e di un equipaggio fa ipotizzare che volessero scaricare gli immigrati e poi riprendere il largo, per riutilizzare l’imbarcazione per altri viaggi. Sicuramente c'è una forte organizzazione dietro questa rotta, sicuramente più lunga e complessa di quelle che dalla Libia occidentale e dalla Tunisia puntano su Lampedusa e la Sicilia.
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Per arrivare dalla Libia orientale in Calabria ci vogliono non meno di tre giorni. Ecco perché vengono usati i pescherecci. Oltretutto non è da escludere che gli scafisti siano proprio dei pescatori obbligati o convinti a portare gli immigrati in Italia. Non sarebbe la prima volta. Dall’inizio dell’anno sono più di mille gli immigrati giunti sulle coste calabresi o intercettati mentre i trafficanti stavano cercando di raggiungerle. Nel 2020 erano stati 2.500 in tutto l’anno. Quasi tutti provenienti dalla Turchia o dalla Grecia. La novità di quest’anno è, come detto, il risvegliarsi della rotta Libico-Egiziana. Lo scorso anno erano già arrivati alcuni pescherecci libici ma molto probabilmente partiti dall’Egeo, infatti trasportavano immigrati afghani, pakistani, iraniani e iracheni. Ora tornano le imbarcazioni nordafricane ma ad essere trasportati sono egiziani e libici. Una ripresa che preoccupa gli investigatori. Anche perché sugli sbarchi calabresi continua esserci un generale disinteresse mediatico e politico. E tutto si scarica sulle forze dell’ordine e sui comuni che accolgono, con porte aperte e senza polemiche. Ma soli.