La mensa dei poveri dell'Opera Cardinal Ferrari a Milano - Fotogramma
La diseguaglianza tra poveri e ricchi cresce. Sia per la pandemia, sia per la crisi ucraina e tutte le speculazioni connesse. Metà dei paesi poveri ha ridotto la spesa pubblica in sanità durante la pandemia. Il 70% ha ridotto anche la propria spesa per l’istruzione. Al tempo stessp il 95% dei paesi non ha aumentato il prelievo fiscale su redditi e patrimoni più elevati o sugli extra-profitti realizzati dalle grandi multinazionali nel biennio pandemico ’20-’21, né quelli che stanno realizzando quest'anno. Nel solo 2021 i paesi a basso reddito hanno speso per il servizio del debito il doppio della spesa in istruzione, 4 volte la spesa sanitaria e 12 volte la spesa per la protezione sociale.
Ce lo spiega il nuovo rapporto (scarica e leggi) di Oxfam e Development Finance International (Dfi), pubblicato in occasione degli Annual Meetings del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, in programma dal 14 al 16 ottobre a Washington.
Nel rapporto si parla anche dell'Italia: “Nel contesto italiano i temporanei, massicci interventi compensativi di welfare, hanno contribuito ad attenuare le disuguaglianze di reddito nel primo biennio pandemico. Ciò non deve tuttavia indurre all’ottimismo, se si considera che la riduzione delle disparità si è accompagnata con un calo dei redditi per una quota ampia della popolazione meno abbiente. Le sfide del momento (la crisi energetica, la crescente inflazione e i rischi di recessione) rischiano di qui in avanti di esacerbare ulteriormente le disparità”.
“Mentre non è ancora noto come il nuovo governo intenderà agire contro il caro-energia e il caro-vita, desta allarme la sottovalutazione dei divari economici e sociali che lacerano il nostro Paese e l’indifferenza verso efficaci ed eque misure politiche redistributive e pre-distributive in grado di porvi rimedio – afferma Mikhail Maslennikov, responsabile del settore giustizia economica di Oxfam Italia -. Con riferimento alle politiche fiscali, del lavoro e della spesa pubblica non c’è da aspettarsi dalla nuova compagine governativa, stando ai programmi elettorali, un potenziamento della portata redistributiva del nostro sistema fiscale, interventi robusti orientati a promuovere minimi salariali adeguati, contrastare la povertà lavorativa, ridisegnare un welfare pubblico universalistico, al passo con le dinamiche demografiche e le trasformazioni del mercato del lavoro. Preoccupano inoltre le sorti del reddito di cittadinanza che invece di essere reso uno strumento di contrasto alla povertà più equo ed efficiente, rischia la cancellazione”.
Oxfam