Con il prossimo arrivo della stagione fredda si aggrava la situazione degli ucraini fuggiti dalle zone di guerra o rimasti in situazioni precarie. Sono 6,2 milioni gli sfollati interni, mentre molti altri si sono rifugiati all'estero.
Le difficoltà degli ucraini in Italia
In Italia la precarietà abitativa e difficoltà di accesso ai servizi socio-sanitari riguardano ancora buona parte degli oltre 170 mila rifugiati ucraini arrivati nel nostro Paese. Basti pensare che a settembre solo il 20% dei rifugiati ucraini accolti nel nostro Paese aveva trovato un alloggio stabile offerto dalle istituzioni nei sistemi di accoglienza o tramite alloggi messi a disposizione dalla Protezione Civile. Tante le armi spedite all'esercito ucraino ma non è stata adeguata l'attenzione riservata dai governi che si sono succeduti a Roma per i profughi. Senza nulla togliere alla nostra Protezione civile, sempre generosa.
Gli aiuti alle persone che soffrono, come al solito, sono arrivati soprattutto da parte della Chiesa cattolica, grazie alla mobilitazione di Caritas, diocesi, parrocchie, movimenti, associazioni e tanti singoli. Ma anche le altre Chiese, le Ong e tante associazioni di volontariato si sono impegnate. Tra queste anche Oxfam.
Dallo scorso aprile Oxfam risponde a questa emergenza attraverso unità mobili, che si muovono sul territorio per individuare i casi di maggiore vulnerabilità a Roma e nel Lazio con Focus-Casa dei Diritti Sociali e in decine di Comuni toscani con Co&so Firenze. Come nel caso di Marina che grazie ai team mobili è riuscita ad esser inserita ed avere alloggio per sé e i suoi figli in una delle strutture di accoglienza della Protezione Civile.
Ma “oggi molte famiglie accoglienti, italiane o ucraine, non riescono più a sostenere questo sforzo di solidarietà senza un adeguato supporto dal sistema pubblico, spesso insufficiente - osserva Zanobi Tosi, responsabile area accoglienza rifugiati per Oxfam Italia – Per questo lavoriamo per intercettare i rifugiati ucraini, ma anche di altre nazionalità, ospitati in abitazioni o strutture private dove non sono garantiti i servizi di informazione, orientamento e inclusione. Facilitiamo l’accesso ai servizi socio-sanitari, al sostegno psicologico, alla regolarizzazione, all’inserimento scolastico dei ragazzi, per orientarli ad un lavoro. Portando un aiuto concreto a centinaia di rifugiati in difficoltà”.
La testimonianza di Marina: vivevamo in un garage
“Con i miei figli e mia sorella ci siamo ritrovati a vivere in un garage a Roma dove non c'era il riscaldamento. Alla fine dell’estate di notte faceva più freddo, c’erano infiltrazioni d’acqua se pioveva. Ero molto preoccupata per i bambini.”, racconta così Marina, i suoi primi tre mesi in Italia, dopo esser fuggita dai bombardamenti nei sobborghi di Kiev attraverso la Polonia, per raggiungere l’Italia. (Guarda il video in questo articolo)
Il dramma degli sfollati interni e profughi all'estero
A quasi 9 mesi dall’inizio del conflitto, senza beni di prima necessità ed elettricità, rischiano di aggravarsi le condizioni di oltre 6,2 milioni di sfollati interni. 13 milioni di persone in tutta l’Ucraina non hanno accesso all’acqua pulita e hanno bisogno di assistenza igienico sanitaria, 1 famiglia su 3 soffre di insicurezza alimentare, 18 milioni dipendono dagli aiuti umanitari.
Con 23 associazioni locali, Oxfam sta soccorrendo centinaia di migliaia di ucraini nelle aree di Odessa, Kiev e Mykolaiv, Chernihiv e Znytormyrska e al confine in Polonia, Moldavia e Romania dove si trovano oltre 1,5 milioni di profughi.
Nelle aree di Odessa, Kiev, Mykolaiv, Chernihiv e Znytormyrska, Oxfam con organizzazioni della società civile ucraina, ha già raggiunto oltre 146 mila persone dallo scorso marzo.
“Ricostruire le infrastrutture idriche dentro il Paese è fondamentale per la sopravvivenza di migliaia di persone, come pure fornire beni di prima necessità e kit igienico-sanitari e aiutare chi è costretto a lasciare il Paese a farlo in sicurezza, offrendo sostegno psicologico alle persone più fragili e traumatizzate - aggiunge Pezzati - Ma i bisogni continuano a crescere di settimana in settimana e adesso con l’arrivo dell’inverno la situazione rischia di precipitare ulteriormente”.
In Moldavia si registra una delle situazioni più difficili: circa 85.000 persone vivono in alloggi privati, ospitati o pagando l'affitto, nel 71% dei nuclei familiari non c’è nessuno che lavora e quasi otto famiglie su dieci hanno dichiarato di aver speso tutti i risparmi per coprire i propri bisogni principali già tra aprile e maggio.
“Vivo in Moldavia insieme ai miei 3 figli dal 3 marzo. Tutto è una sfida, soprattutto il fatto che non ho reddito e prospettive future. Non ho idea di come sopravvivremo senza aiuti”, racconta Natalia, 35 anni, fuggita da Kiev.