venerdì 30 agosto 2024
Fermato un 31enne con problemi psichiatrici. La vittima scelta a caso; poco prima aveva minacciato col coltello due ragazzi
La ricerca dell'arma del delitto in via Castegnate, a Terno d'Isola

La ricerca dell'arma del delitto in via Castegnate, a Terno d'Isola - Fotogramma

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«Era nel posto sbagliato al momento sbagliato» Sharon Verzeni. «Poteva essere lei, come poteva essere chiunque altro si fosse trovato lì. Non c'è un movente. Non si conoscevano, non c'è alcuna relazione tra la vittima e la persona che è stata fermata per il suo omicidio», ha spiegato la procuratrice Aggiunta di Bergamo Maria Cristina Rota. Moussa Sangare, questo il nome del 31enne fermato, italiano nato da genitori stranieri, residente in un paese vicino, disoccupato, con problemi psichiatrici, quella notte girava con quattro coltelli in tasca (motivo per cui gli è stata contestata la premeditazione). «L'ho fatto soltanto perché mi sentivo spinto a farlo», avrebbe confessato. Prima di accoltellare Sharon Verzeni, avrebbe incrociato due ragazzini di quindici o sedici anni puntando l'arma contro di loro (la procuratrice ha fatto appello affinché si presentino a testimoniare; sono stati inquadrati dalle telecamere). Infine il presunto omicida ha visto la donna che passava, l'ha seguita e l'ha accoltellata; il primo colpo, inferto da dietro, al torace, gli altri tre alla schiena. Poi la fuga, pedalando velocemente in direzione Chignolo d'Isola.

A un mese esatto dall'omicidio, c'è la svolta nel caso Sharon Verzeni. L'uomo fermato non ha precedenti, ma è stato denunciato per maltrattamenti in famiglia: aveva minacciato di accoltellare la sorella puntandole il coltello alla gola. Durante l'interrogatorio ha prima affermato di essere estraneo ai fatti, poi è crollato, aggiungendo di essere dispiaciuto per quel che aveva fatto. Fondamentale per la sua individuazione, oltre alle decine di "terabyte" di memoria delle telecamere passate al setaccio dai carabinieri del Nucleo investigativo e del Ros, la testimonianza di due cittadini stranieri, che hanno descritto l'uomo in bicicletta. Dopo aver confessato, il presunto autore del delitto ha fatto trovare il coltello, che aveva seppellito lungo l'argine dell'Adda, all'altezza di Medolago. Nel fiume è stato trovato, sempre su sua indicazione, anche un sacchetto con gli altri tre coltelli che si era portato dietro quella notte, oltre ai vestiti e alle scarpe che indossava. Nel ceppo della cucina dell'appartamento occupato in cui viveva, a Suisio, un paese vicino, c'erano gli altri due coltelli mancanti. Qui la vicenda dall'inizio

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