C'era nella bozza circolata martedì, non c’è più nel testo approvato questa sera dal Senato. L’assegno unico per i figli esce dal raggio d’azione della prossima legge di bilancio. Un colpo di freno che nella risoluzione di maggioranza sula Nadef relega in un «orizzonte triennale» il «riordino e l’unificazione degli strumenti esistenti per la valorizzazione e il sostegno delle responsabilità familiari e genitoriali». Insomma il capitolo natalità allo stato non è considerato prioritario.
Va detto che, a dispetto della tante dichiarazioni pro-famiglie delle ultime settimane l’esito era abbastanza scontato. Una volta deciso (e confermato oggi dalla risoluzione) che il bersaglio grosso della legge di bilancio 2020 è la completa disattivazione delle clausole Iva, con un impegno finanziario da 23 miliardi, e l’avvio del taglio del cuneo fiscale (costo circa 2,5 miliardi), era evidente che per tutto il resto sarebbero rimaste solo briciole o poco più. Tantopiù che, come evidenziato nella audizioni parlamentari da Bankitalia, parte delle coperture - come i 7 miliardi attesi dalla lotta all’evasione fiscale – sono traballanti.
Il viceministro al Mef Antonio Misiani ha sottolineato la «grande complessità» dell’operazione di riordino dei sussidi che «non riusciremo ad affrontare in questa legge bilancio» ma che, ha assicurato, «resta un obiettivo importante, di medio periodo». Confermato invece come «primo passo» nelle politiche familiari l’intervento sugli asili nido, con «l’azzeramento delle rette per i redditi medi e bassi» e l’ampliamento dell’offerta.
Nella maggioranza non tutti hanno gradito la frenata. Graziano Delrio, co-firmatario della proposta di legge di iniziativa parlamentare sull’assegno unico, in discussione alla Camera, non demorde: «Capisco le difficoltà del governo, ma sono sicuro che entro fine anno il lavoro congiunto di governo e Parlamento permetterà di approvare la legge delega e di varare poi i decreti attuativi. Così da avviare questa riforma epocale di sostegno alle famiglie già nel 2020». Insomma il provvedimento potrebbe essere recuperato più avanti. Certo è che senza risorse aggiuntive rispetto a oggi anche l’eventuale riunificazione delle prestazioni (assegni familiari e bonus vari) resterebbe zoppo. Dall’opposizione il senatore Udc Antonio De Poli nota come «la famiglia sia come sempre all’ultimo posto. C’è sempre una scusa per rimandare il sostegno alla natalità». Deluso il presidente del Forum delle associazioni familiari, Gigi De Palo: «Siamo stanchi, le famiglie sono stanche», si è limitato a commentare.
Intanto il governo prova ad accelerare sul varo della legge di bilancio. Il Consiglio dei ministri potrebbe tenersi già lunedì alla vigilia della scadenza (il 15 ottobre) per inviare a Bruxelles il Documento programmatico di bilancio, in pratica la manovra in versione europea. All’ordine del giorno ci sarà anche il decreto fiscale. Ieri il ministro Gualtieri era al vertice dell’Eurogruppo: «Vedrete che le nostre previsioni sono realistiche», ha detto riferendosi alle coperture affidate alla lotta all’evasione». Il capo del Mef ha incontrato il commissario (uscente) agli Affari economici Pierre Moscovici, al quale ha esposto le linee guida alla base della prossima legge di bilancio. Il confronto «proficuo e costruttivo» proseguirà nelle prossime settimane e Gualtieri si è detto «fiducioso» sull’esito. Durante la discussione sulla Nadef al Senato il governo ha annunciato tra le coperture «interventi sull’evasione fiscale dei prodotti petroliferi» e confermato che al termine della sperimentazione triennale "quota 100" non sarà rinnovata. Un vertice di maggioranza è atteso nel week end per tirare le fila sulle misure annunciate i relativi stanziamenti. Per la manovra arriva il momento della verità.