Ancora una volta il Miur mostra di non considerare nei fatti il mondo della scuola paritaria come parte integrante del sistema nazionale di istruzione, così come esplicitato dalla legge 62/2000, che da 19 anni sancisce la volontà del legislatore proprio a partire dall’articolo 1 che: «la Repubblica individua come obiettivo prioritario l’espansione dell’offerta formativa». È evidente però l’azione contraria già con la questione dei fondi “Pon” dove il ministero aveva inizialmente tentato di escludere la partecipazione delle scuole paritarie. Oggi l’esclusione invece tocca ai bandi straordinari per l’abilitazione all’insegnamento.
Di seguito una lettera di denuncia ricevuta da tre docenti Anna, Maddy e Monica di una scuola secondaria di primo grado paritaria sulla questione in discussione.
«Carissimi genitori Agesc, ci rivolgiamo a voi perché da tanti anni siete presenti nella battaglia per la libertà di educazione nel nostro Paese. Siamo tre insegnanti di scuola paritaria che ci sentiamo parte di un unico sistema scolastico nel quale ogni giorno prestiamo servizio, un importante servizio pubblico, al quale come molti altri docenti anche di scuola statale dedichiamo tempo, energie e passione per svolgerlo al meglio. Siamo rimaste molto deluse e stupite della decisione del Miur di non includerci nel concorso creando una pesante discriminazione nei nostri riguardi. Con questo decreto si crea ancora una volta “confusione” sul percorso che dobbiamo seguire per essere “in regola”: abbiamo svolto gli esami per acquisire i 24 crediti che ora non si capisce che valore hanno, doveva esserci un percorso Pas che ora pare sparito... In questo modo abbiamo ancora una volta la strada bloccata o per lo meno allungata nei tempi per poter raggiungere l’abilitazione all’insegnamento che giustamente è richiesta a tutti i docenti operanti nello Stato italiano, sia di scuola statale che paritaria. Abilitazione che i nostri dirigenti ci richiedono! Non capiamo il criterio per cui il servizio presso le scuole paritarie non possa essere considerato un “requisito” di esperienza come quello nelle statali. È mortificante professionalmente, ci chiediamo: non facciamo lezione delle nostre materie a studenti come quelli delle statali? Che cosa manca per costituire “esperienza” o “requisito”... Noi ogni giorno entrando in classe incontriamo i nostri ragazzi tutti desiderosi di conoscere e imparare, incontriamo le loro famiglie con le quali cerchiamo di costruire un’alleanza educativa vera, reale e positiva. Abbiamo scelto l’insegnamento con passione consapevoli della responsabilità formativa che abbiamo. Cerchiamo di crescere professionalmente attraverso tante occasioni di aggiornamento, occasioni condivise anche con voi genitori. La discriminazione che subiamo non fa bene né a noi ma neppure alle nostre colleghe della scuola statale. Il sistema scuola è unico e le contrapposizioni lo rendono sempre più fragile. Carissimi genitori, dateci una mano!».
Quanto sopra a evidente conferma di una volontà che continua a discriminare tutto quanto non rientri nella logica di “statale” quindi pubblico, ignorando che anche la scuola non-statale fornisce un servizio pubblico a milioni di cittadini, affermando ancora una volta una concezione statalista della società e, ancor più grave, dell’educazione. I genitori delle scuole cattoliche pubbliche paritarie da sempre difendono il diritto di appartenere a una società civile non discriminata e oggi lo fanno a sostegno delle giuste rivendicazioni dei docenti delle paritarie a cui di fatto viene sbarrata la strada per la partecipazione ai concorsi straordinari per l’abilitazione all’insegnamento.