sabato 11 maggio 2024
Il Consiglio comunale boccia la delibera che doveva sbloccare la riqualificazione dell’area. «San Ferdinando risolva da solo i suoi problemi». La nuova struttura consentirebbe di chiudere la tendopoli
Migranti nella baraccopoli di San Ferdinando

Migranti nella baraccopoli di San Ferdinando - Ansa

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La maggioranza del Consiglio comunale di Gioia Tauro dice “no” all’ecovillaggio per i lavoratori immigrati. Una struttura per 350 persone, progetto già pronto e finanziato dalla Regione Calabria con 10 milioni di euro di fondi comunitari. Permetterebbe di chiudere la tendopoli di San Ferdinando, ormai indegna baraccopoli come abbiamo raccontato una settimana fa. E risanerebbe l’area dell’ex Opera Sila, impianto oleario realizzato con fondi pubblici e mai entrato in funzione. Uno dei tanti scandali di questo territorio. Completamente abbandonato, era stato occupato dagli immigrati, accampati nei capannoni e perfino nei silos. Un vero inferno. Fino alla rivolta del gennaio 2010, quando i lavoratori africani avevano dato vita, nella vicina Rosarno, a una protesta dura contro le violenze e lo sfruttamento della ‘ndrangheta e di imprenditori collusi.

Nacquero allora tendopoli e campi container, insediamenti che dovevano essere provvisori, per superare i ghetti come l’ex Opera Sila, ma via via si sono trasformati i nuovi ghetti. L’impianto industriale non è più stato oc-cupato, e il degrado è cresciuto. Ora sono ammassi di lamiere e tetti in pericolosissimo Eternit, il cementoamianto. Un’area di più di 4 ettari di proprietà regionale. Un luogo simbolo di spreco, illegalità, sfruttamento, che ora doveva diventare simbolo di buona accoglienza. Un progetto fortemente voluto dalla Regione e dalla Prefettura, portato avanti dalla Commissione straordinaria che ha amministrato il Comune sciolto per mafia dal 2017 al 2019 (il terzo scioglimento dopo quelli del 1992 e del 2008). E sostenuto convintamente anche dalla lista civica che aveva vinto le elezioni nel giugno 2019, facendo eleggere sindaco Aldo Alessio. Invece nella serata di mercoledì il Consiglio comunale ha bocciato la delibera che prevedeva la variante allo strumento urbanistico per cambiare la destinazione d’uso da area industriale a area di civile abitazione. Un voto obbligatorio per procedere col progetto. Determinante nel “no” il voto di tre consiglieri di maggioranza che si sono uniti con quelli dell’opposizione.

«Così si blocca tutto - si sfoga il sindaco -. Avevamo fatto le cose molto bene. Non era un mio progetto ma me ne sono innamorato e l’ho portato avanti. Bisogna poi assumersi delle responsabilità, ma evidentemente alcuni consiglieri non hanno avuto il coraggio di farlo. A influire è stato il clima elettorale». Infatti l’8 giugno si vota per il sindaco e il Consiglio comunale. « Io non mi ricandido – annuncia Alessio -. Chi verrà dopo di me non so cosa farà. Ricordo solo che in cinque anni tutte le delibere che dovevamo approvare le abbiamo approvate. Questa è la prima ad essere stata bocciata. Eppure ho spiegato bene, anche che andavamo a bonificare un sito industriale mai entrato in funzione. Una bonifica che riguardava tutto il territorio, perché siamo consapevoli dei rischi. Ma quando si entra in campagna elettorale evidentemente non basta più spiegare». Davvero un bel progetto, non solo efficiente ma che responsabilizza gli ospiti. Doveva essere composto di moduli abitativi con pannelli fotovoltaici, un presidio della Polizia di Stato per le pratiche riguardanti l’immigrazione, uno del Comune per le questioni anagrafiche e uno della Asp per l’assistenza sanitaria.

«Ogni persona - spiega ancora il primo cittadino - avrebbe pagato 80 euro al mese. Il Comune è in dissesto finanziario e una compartecipazione alle spese sarebbe stata molto utile. Prevedevamo un prelievo direttamente in busta paga, dopo un accordo coi sindacati e le organizzazioni imprenditoriali ». Non solo un’iniziativa per gli immigrati. « Dieci milioni di euro in questa zona erano anche occasione di lavoro - sottolinea il sindaco -. C’è chi pensa che i fondi possano essere usati per altro. Ma è una pazzia». Alessio ha subito comunicato l’esito del voto sia al presidente della regione, Roberto Occhiuto, che al prefetto di Reggio Calabria, Clara Vaccaro. Chi ha votato contro respinge accuse di razzismo ma spiega che «San Ferdinando ha un problema (la tendopoli- baraccopoli, ndr) che può risolvere all’interno del suo territorio, dotato di tanti spazi ». Ma l’amara riflessione del sindaco è che «la strada per l’integrazione è ancora molto lunga da percorrere dalle nostre parti, e questo mi dispiace ».

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