La Polizia sul luogo dell'agguato di questa mattina - Ansa
Ucciso a soli 18 anni con un colpo di pistola alla testa partito per caso. Si può morire anche così in una Napoli in cui le armi dilagano e finiscono spesso anche nelle mani di giovanissimi. Arcangelo Correra era diventato 18enne appena due settimane fa: il suo nome si aggiunge alla lunga lista di ragazzi ammazzati a colpi d’arma da fuoco. In 17 giorni, tre sono le morti del genere avvenute nel Napoletano.
Poco prima delle 5 Arcangelo, incensurato, era con due amici tra cui un suo parente, Renato Caiafa, 19 anni, fratello minore di Luigi Caiafa, un ragazzo ucciso nel 2020 nel corso di una rapina da un poliziotto. Sembra che proprio Renato stesse maneggiando una pistola quando è partito un colpo che ha raggiunto Arcangelo alla testa. In particolare, forse per testare l’arma, il giovane avrebbe “scarrellato” e sarebbe stato espulso anche un proiettile, trovato a terra, sul posto. Poi è partito il colpo mortale. Inutile la corsa e il ricovero all'ospedale Vecchio Pellegrini. A raccontare questa versione è stato lo stesso Caiafa, che si è recato spontaneamente in questura. Il fermo riguarda i reati di porto illegale d'arma e ricettazione; il giovane è stato poi indagato per omicidio colposo. La polizia dovrà ora verificare se le cose sono andate effettivamente così. Il 18enne morto ieri lavorava nel negozio di souvenir del padre proprio in via dei Tribunali, a pochi passi dalla sua abitazione, mentre la madre gestisce un negozio di abbigliamento.
Mentre il giovane spirava in ospedale, a poca distanza, a piazza del Gesù, si è teneva l’assemblea pubblica dal titolo “Liberiamo Napoli dalle violenze”, promossa da Libera e dall’arcidiocesi di Napoli in risposta alla scia di sangue che sta insanguinando tutta la provincia. All’inizio della manifestazione, partecipata da circa 300 persone, è stato letto un messaggio di adesione all’iniziativa dell’arcivescovo Domenico Battaglia, che nelle settimane scorse aveva lanciato un appello ai giovani a «deporre le armi». «Una straordinaria mobilitazione civile», l’ha definita Manfredi. Comitati e associazioni hanno insistito sull’importanza dell’educazione e di dare un futuro ai ragazzi, ma c’è anche chi è salito sul palco per spiegare quanto sia facile, oggi, per chiunque, munirsi di una pistola. Lo ha fatto il presidente di Asso.gio.ca, Gianfranco Wurzburger, che ha mostrato una scacciacani di quelle in vendita per soli 80 euro sul web e che può diventare letale con poche modifiche. E in una città dove venerdì un sedicenne è stato denunciato, a Scampia, perché era andato a scuola con un coltello serramanico nello zainetto, l’allarme dei giovani che escono armati continua ad essere centrale.
«C’è il tema di questi scontri tra bande di giovani che avvengono anche nell’ambito di un ambiente camorristico − ha detto Manfredi −. Le forze dell’ordine sono già molto attive su questo argomento. Questo ci deve spingere ulteriormente a lavorare da un lato sul controllo, dall’altro sul lavoro, sull’inclusione sociale e sull’educazione, visto che questi fenomeni coinvolgono giovanissimi».
Il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Francesco Emilio Borrelli, ha puntato il dito contro il governo («nemmeno una parola o un atto concreto da parte del governo e del ministro dell’Interno Piantedosi, che continuano a far finta di nulla») e ha invocato, «di fronte alla gravissima emergenza che la città sta vivendo, una operazione immediata ad “alto impatto” contro la camorra e la criminalità diffusa».
La città è di nuovo percorsa dalla paura. I cittadini vogliono risposte. Anche chi vive di turismo, a Napoli, è preoccupato. «L’ennesima sparatoria ci allarma, abbiamo ricevuto decine di segnalazioni di gestori e ospiti, ed alcuni hanno comunicato di voler lasciare le strutture della zona del centro storico. Auspichiamo una maggiore azione di monitoraggio e controllo sul territorio soprattutto nelle ore serali», ha dichiarato il presidente dell’associazione dei b&b, affittacamere case vacanze, Agostino Ingenito.
La morte di Correra, si diceva, è l’ultima di una striscia nera iniziata il 24 ottobre, quando è stato ammazzato il 15enne Emanuele Tufano, nel corso di una sparatoria tra bande giovanili avvenuta nel cuore di Napoli. Una settimana dopo, un 17enne ha ucciso con un colpo di pistola al petto il 19enne Santo Romano a San Sebastiano al Vesuvio, nell’hinterland del capoluogo, in seguito a una lite nata da un banale pestone su una scarpa. Arcangelo, Emanuele, Santo: tutti uccisi in giovanissima età con un colpo di pistola. Come Giovanni “Giò Giò” Cutolo e Francesco Pio Maimone, ammazzati innocentemente in un altrettanto tragico 2023, anch’esso parte di una lunga scia di tragedie che sembra non avere mai fine.