Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti - ANSA
L’ennesimo campanello d’allarme è suonato ad aprile, quando gli analisti della Fabi, la Federazione autonoma bancari italiani, hanno stimato come, in un anno, l’ammontare delle rate non pagate dei mutui sia cresciuto di quasi un miliardo di euro. Il governo, che già monitorava la situazione con preoccupazione, ha deciso di correre ai ripari, intensificando col ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti il dialogo con gli istituti di credito, per concordare una soluzione. Com’è noto, la sterzata di politica monetaria della Bce - che da un anno ha intrapreso una serie di rialzi dei tassi con l’obiettivo di frenare l’inflazione, riportandola al 2% - ha fatto schizzare in alto le rate dei “variabili”. Un’impennata che inquieta sia il governo Meloni, che da giorni invia messaggi taglienti all’indirizzo della governatrice della Bce Christine Lagarde, che le opposizioni, che a loro volta sollecitano l’esecutivo.
Una conferma dell’attività sotto traccia dei tecnici del Mef è arrivata dal vicepremier Matteo Salvini: «Giorgetti sta lavorando con le banche per allungare le scadenze di chi ha un mutuo a tasso variabile». Già nel 2007 il Mise escogitò un provvedimento analogo. Nel governo, c’è chi spera che gli istituti di credito intervengano da soli. Salvini lo dice esplicitamente: «Mi piacerebbe che le banche italiane allungassero per famiglie e imprese i tempi di pagamento e così la rata restasse uguale». Alcuni istituti starebbero studiando misure per allungare la durata, da valutare «caso per caso» (anche se diversi gruppi bancari hanno una percentuale bassa di mutuatari col variabile ). Un altro sistema potrebbe essere il passaggio al tasso fisso con la stessa o con un’altra banca.
Intanto l’irritazione verso le scelte fatte a Francoforte non cala d’intensità: «Ci auguriamo che la Bce sia più cauta - incalza il ministro delle Imprese Adolfo Urso - nell'annunciare continui rialzi dei tassi d’interesse», con lo spettro di recessione per vari Paesi europei. In seno al governo c’è la convinzione che la congiuntura sia complessa: «L’allarme sui prezzi resta alto, l’inflazione è il principale problema. Abbiamo vinto la battaglia madre contro gli speculatori in campo energetico. E ora - ribadisce Urso - chiediamo alla Bce più cautela sui tassi», il cui aumento «ha bloccato gli investimenti delle imprese e pesa sulle famiglie più deboli. Si rischia che il paziente non sopravviva alla medicina».
Infine un altro razzo segnaletico, stavolta diretto a Bruxelles, riguarda il Pnrr e arriva dal ministro Raffaele Fitto: sulla terza rata dei finanziamenti, fa sapere, «stiamo lavorando» con «un confronto costante con la Commissione Ue». Dopo i 55 obiettivi raggiunti a fine 2022, si registra un ritardo «oggettivo», anche se «al momento solo tre Paesi Ue hanno chiesto la terza rata». Il governo, per dirla con Fitto, confida che nel 2024 «quando il Patto di stabilità tornerà in vigore», si potranno usare le risorse europee «in modo flessibile», incrementando gli incentivi per famiglie e imprese, proprio quelle colpite anche dalla crescita dei mutui.
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