sabato 8 giugno 2024
Addio all'autore dell'immagine iconica del nostro Pianeta: è caduto con l'aereo che stava pilotando da solo all'età di 90 anni
La foto della Terra dalla Luna

La foto della Terra dalla Luna - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Il suo ultimo volo si è concluso pochi giorni fa in quel blu intenso che il 24 dicembre del 1968 aveva immortalato con la sua Hasseblad dall’oblò dell’Apollo 8 mentre stava sorvolando la Luna. Nelle Isole San Juan, a largo di Washington, si è inabissato l’areo pilotato da William Anders, maggiore generale di ben 90 anni ed astronauta della Nasa, l’autore di uno degli scatti più iconici della storia. «Siamo venuti fin qui per esplorare la Luna, e la cosa più importante è che abbiamo scoperto la Terra», disse.

Erano passate 75 ore, 48 minuti e 41 secondi da quando la navicella, partita dalla rampa di lancio di Cape Canaveral, emergendo dal lato oscuro del satellite, incontrò uno spettacolo mozzafiato. La Terra, un globo azzurro, sembrava sorgere dal nero dello spazio. Con la sua fotocamera, Anders scattò la prima fotografia a colori del nostro pianeta visto dallo spazio, una fotografia neppure prevista dal rigido programma affidato agli astronauti.

Prima che il comandante Frank Borman potesse dire nulla, la foto era fatta. Classificata dalla NASA come AS8-14-2383HR, divenne nota come «l’alba della Terra» (Earthrise) ed è considerata una delle immagini più influenti mai scattate, inclusa da LIFE tra le 100 fotografie che hanno cambiato il mondo. «All'improvviso ho guardato fuori dalla finestra, ed ecco questa splendida sfera che si avvicinava».

Anders ha affermato che la foto è stata il suo contributo più significativo al programma spaziale, per via dell'impatto ecologico e filosofico che ha avuto. Scriveva Archibald MacLeish sulle colonne del New York Times: «Vedere la Terra come veramente è – piccola e blu e bella nell’eterno silenzio in cui fluttua – è vedere noi stessi, tutti insieme, come cavalieri sulla Terra, fratelli consapevoli di essere tali».

Il Natale del 1968 portò in dono all’umanità una consapevolezza nuova e diversa di noi stessi. Nelle ore in cui sulla Terra si celebrava la nascita del Figlio di Dio, la scienza e la tecnica ci davano l’opportunità di fondare la fraternità universale su di un dato di evidenza nuovo, meraviglioso e drammaticamente forte. Una consapevolezza non più solo teorica, ma empiricamente evidente in tutta la sua semplice evidenza.

William Anders ci ha consegnato una icona dipinta su pellicola, strumento di preghiera e di meditazione, che rende ragione delle parole che decenni dopo papa Francesco ci ha consegnato nella Laudato Sì (92): «Tutto è in relazione, e tutti noi esseri umani siamo uniti come fratelli e sorelle in un meraviglioso pellegrinaggio, legati dall’amore che Dio ha per ciascuna delle sue creature e che ci unisce anche tra noi, con tenero affetto, al fratello sole, alla sorella luna, al fratello fiume e alla madre terra».

In questo frammento di storia possiamo, in tempo di metamorfosi digitale, dirci con forza quanto possa essere importante un patto di alleanza tra fede, scienza e tecnica ove queste ultime siano al servizio del senso e del significato, della bellezza creata e della verità increata. L’alba della Terra è uno scatto in avanti verso un mondo di pace, uno scatto che oggi ha bisogno di nuovo vigore perché quel bellissimo pianeta blu ancora geme e soffre nelle doglie del parto.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: