ll Paese è segnato da una profonda tensione sociale. Il premier
Mario Monti sceglie di drammatizzare e spiega che per affrontare la lunga crisi economica serve ancora una volta "coraggio", mostrando così un'ampia consonanza con l'invito a "reagire" rivolto poco prima dal Papa agli italiani. Ed è proprio cercando il "bene" dell'Italia che, dice, "ha messo a tavola" forze contrapposte, che prima si davano "battaglia" e ora collaborano.Il Presidente del Consiglio, dopo aver accolto Benedetto XVI arrivato in Toscana per il suo ventisettesimo viaggio italiano, visita la Cittadella della Pace, luogo di studio e dialogo fra ragazzi provenienti da diverse aree di guerra. Ed è da qui, rispondendo alle domande degli studenti, che usa parole che suonano come un monito. "È inevitabile - osserva - che cresca il disagio sociale, che la precarietà alimenti un senso di malessere, che ci siano segni gravi di incrinatura della coesione sociale". Però 'l'Italia in alcuni momenti - è il suo giudizio - è presa da sfiducia in sè stessa immotivata" e il rischio è che la crisi economica "non affrontata con convinzione e coraggio possa diventare - mette in guardia Monti - culturale". Ergo, la via d'uscita secondo il premier non può che essere rappresentata da "uno sforzo comune", che faccia leva su "un'equa ripartizione del peso che ricade su ciascuno".Ecco perché è fondamentale "non arrendersi" e "reagire insieme", ripete. Ed ecco perchè diventa così importante "far scoprire" alle forze politiche, fino ieri avversarie, "che al di là di una crosta spessa e della legittima battaglia politica, c'è un sottofondo di grande impegno per il benessere collettivo". E qui, nonostante un intervento all'insegna di toni sostanzialmente cupi, il premier si concede una punta di ottimismo: "Questo è quello che sta venendo alla luce, seppure con qualche momento di ombra. Oggi - dice infatti - torno a Roma più contento, e più convinto, del ruolo che mi è toccato svolgere in questi mesi, perchè vedo che è possibile".Monti però torna subito a usare un registro meno rassicurante: parla prima di immigrazione e poi di Europa e non nasconde che su entrambi i fronti occorra stare in allerta e lavorare sodo per evitare il peggio. "Non si può sperare - ragiona - che cessino per miracolo gli arrivi dalla sponda sud del Mediterraneo". Chi sbarca sulle nostre coste è "alla ricerca di una vita dignitosa ma questi esodi forzati" aggiungono "tensione sociale" a tensione sociale e diventano "difficili da gestire", è la conclusione del Professore. Su tutto, inesorabilmente, alleggia poi l'Europa. Ancora "un modello" certo, risponde il Professore a uno studente, ma anche un soggetto che "sta facendo passi indietro". Ed è qui che si può dispiegare il ruolo dell'Italia che "ha il dovere - è la convinzione del Presidente del Consiglio - di contribuire a far fare passi avanti" anche grazie alla sua capacità di utilizzare "il soft power", vale a dire il "saper parlare con tutti in modo amichevole".