giovedì 30 maggio 2024
L'allarme alla Biennale per i diritti dell'infanzia di Save the Children. Il presidente Claudio Tesauro: «L'incidenza tra i minorenni è più che doppia rispetto agli over 65». Appello per lo "Ius soli"
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La povertà vissuta dai piccoli genera la sfiducia degli adolescenti. Ragazzi che avrebbero aspirazioni grandi e belle - studiare, lavorare, mettere su famiglia - ma temono - o sanno - che difficilmente si realizzeranno. E questo fa crescere l’ansia, il senso di impotenza, il disagio psicologico. Disuguaglianze economiche e culturali che minano il futuro del Paese, se la politica non tornerà a investire davvero sulle famiglie e sui bambini italiani. Tutti, anche su quelli che lo sono di fatto, ma ancora attendono il riconoscimento formale della loro cittadinanza.

Si apre con un’analisi preoccupata sulla condizione dei minori la II edizione della biennale sui diritti dell’infanzia di Save the Children, intitolata “ImPossibile 2024 - Costruire il futuro di bambine, bambini e adolescenti. Ora”. Titolo che è una citazione della fondatrice Eglantyne Jebb, che più di un secolo fa affermava: «Non c’è nessuna insita impossibilità nel salvare i bambini del mondo. È impossibile solo se ci rifiutiamo di farlo». Alla due giorni, organizzata a Roma nell’Acquario Romano all’Esquilino porta il suo saluto la viceministra Maria Tersesa Bellucci.

«Ripartire dalla fiducia» è dunque la parola d’ordine. La preoccupazione della ong nasce dai fatti e dai numeri. È noto che l’Istat indica in un milione e 300 mila i minori in povertà assoluta. Uno zoccolo duro di sofferenza che non viene incrinato dall’aumento dell’occupazione e dalla riduzione dell’inflazione: «Anche in fase di ripresa economica la povertà minorile non cala - spiega intervenendo all’incontro l’economista Tito Boeri - ed è il segno che servono politiche mirate».

Save the Children per capirne di più ha realizzato una ricerca in collaborazione con Caritas italiana. In Italia più di 100 mila ragazzi di 15-16 anni vive in condizioni di povertà, quasi uno su 10 (il 9,4%). L’indagine è su un campione rappresentativo proprio dei 15-16 enni di famiglie povere. E il 67,4% teme che il futuro lavoro non gli permetterà di uscire dalla sua condizione (contro il 25,9% degli adolescenti non poveri), più di un quarto pensa che non concluderà la scuola (a fronte dell'8,9% dei coetanei più fortunati). Il 17,9% afferma che i genitori hanno difficoltà nel sostenere le spese per cibo, vestiti e bollette, l'11,6% non può avere un paio di scarpe nuove anche se ne ha bisogno. Quasi uno su quattro (23,9%) inizia la scuola senza avere tutti i libri e il materiale necessario. Il 37,7% vede i propri genitori preoccupati per le spese.

Ragazzi che hanno aspirazioni grandi, come avere figli ed essere bravi genitori (il 79,4%), laurearsi (il 59%). Ma sono disillusi già da adolescenti, con la ragazze più timorose o più conscienti delle probabili discriminazioni. Povertà che genera frustrazione: più del 40% degli adolescenti di famiglie povere ammette di provare sentimenti negativi: ansia (24,8%), sfiducia (5,8%), paura (12,1%). Quasi due terzi (64,6%) prevedono ostacoli per riuscire a stare al passo con gli altri. La sfida più importante sarà la crisi climatica (43,2%), poi l'Intelligenza Artificiale (37,1%), le discriminazioni e la violenza (34,8%), la crisi economica (32%), le disuguaglianze (30,9%) e il disagio psicologico (30,6%).

Il 50,9% di questi adolescenti dalle istituzioni infatti vuole misure di sostegno economico per le famiglie, ma - è un dato che fa pensare - chiede anche un sostegno psicologico gratuito (49,4%). E poi supporto economico per gli studi (48,7%) le spese universitarie e gli alloggi per i fuori sede (43%). Ovviamente un lavoro finita la scuola (42,8%) ma con una retribuzione adeguata e un contratto stabile (42,8%).

Timori e fragilità che probabilmente nascono presto. «In Italia più si è piccoli, più si è poveri - dice il presidente di Save the Children Claudio Tesauro - perché l’incidenza della povertà assoluta tra i minorenni è più che doppia rispetto agli over 65». Per Save The Children quindi è «indispensabile un piano strategico di lungo periodo e investimenti certi per contrastare la povertà minorile e restituire fiducia e aspirazioni ai giovani». L’organizzazione ha chiesto un focus di ricerca alla Caritas proprio tra le famiglie che si rivolgono ai centri di aiuto di 115 diocesi. Che conferma come i nuclei più svantaggiati siano quelli con figli minori. E sono i bambini nella fascia 0-3 a registrare l'incidenza più alta di povertà assoluta pari al 14,7% (a fronte del 9,7% della popolazione complessiva). Più di un bambino su sette, nei primi tre anni di età, vive al di sotto di uno standard dignitoso. Come i suoi genitori.

Tra le principali difficoltà di queste famiglie seguite dalla Caritas - i tre quarti sono straniere - ci sono l'acquisto di pannolini (per il 58,5% degli assistiti), abiti (52,3%) alimenti per neonati (40,8%), visite pediatriche private (40,3%), medicinali o ausili medici specie se in presenza di disabilità (38,3%), per le rette per gli asili nido (38,6% dei nuclei). Spese che costringono le famiglie ad altre rinunce. Il 64,6% dichiara di dire di no a opportunità formative e di lavoro, non potendo lasciare i figli a nessuno. Il 35,4% deve rinunciare a curarsi. Una famiglia su sette (15,2%) non accede al pediatra di libera scelta per la scarsità dei medici e per la mancata iscrizione al Servizio Sanitario. Don Marco Pagniello, direttore di Caritas italiana, puntualizza che «il volontariato non vuole la delega ad occuparci dei poveri. Dobbiamo invece cercare quei valori che ci accomunano tutti, sia destra che sinistra: minori, famiglie reddito minimo. Non continuando a parlare di italiani e di stranieri». Che hanno figli che crescono, studiano, giocano con i loro coetanei. Bambini italiani di fatto.

Ecco. «È impossibile - chiede allora il presidente Tesauro - che il Parlamento intervenga, come chiedono scuole, associazioni, famiglie, indipendentemente dal colore politico, a favore di bambini nati e giunti in Italia da piccoli, con genitori di origine straniera? Minori che che a causa di una legge vecchia, superata e ingiusta, non vedono riconosciuta la loro cittadinanza italiana? Bambini italianissimi - Tesauro chiude così il suo intervento - che restano stranieri solo per l’anagrafe». E l’assemblea gli tributa l’applauso più lungo. «Una battaglia di civiltà», concorda il direttore di Avvenire Marco Girardo, intervenendo a uno dei quattro laboratori pomeridiani, quello su «Bambini e informazione». «È uno scandalo - sostiene Girardo - che in Italia ci siano 870 mila minorenni “disuguali” a chi sta accanto a loro. Perché il futuro dell’Italia è legato anche a questi bambini e a questi ragazzi. Italiani di fatto, ma non sulla carta di identità».

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