La campagna elettorale di Luca Bernardo, candidato sindaco per il centrodestra a Milano, si è conclusa come era cominciata: con una lite tra i big della coalizione. Con Matteo Salvini che ha lasciato ieri mattina il meeting organizzato a favore di Bernardo in un hotel milanese - voluto anche per dare un’immagine di compattezza della coalizione - spazientito per il non arrivo di Giorgia Meloni, in competizione con lui ormai da mesi per la leadership del centrodestra.
La coordinatrice di Fratelli d’Italia, a causa di un ritardo aereo, è arrivata nell’albergo poco prima delle 11.30, quasi un’ora dopo l’orario previsto. Salvini ha invece lasciato la sala pochi minuti prima, per prendere un treno per Roma. Il senatore di Fdi Ignazio La Russa si aggirava in forte imbarazzo e palesemente contrariato per il gesto plateale di Salvini: «Giorgia chiede scusa, ma c’è stato un ritardo, non è colpa sua...», ha detto.
Ma è stato lo sguardo di stupore e di incredulità di Maurizio Lupi, responsabile nazionale di Noi con l’Italia, a dare davvero la misura di quanto il solco tra Salvini e il centrodestra sia ormai profondo e preoccupante per la tenuta futura della coalizione. In un clima, peraltro, già condizionato dal caso del leghista Luca Morisi.
Ma l’esito delle elezioni di Milano (si vota per il primo turno per la città e i municipi domenica e lunedì), oltre a restituire il nome del nuovo sindaco della città - dove sembra ormai quasi scontata la riconferma dell’attuale primo cittadino Beppe Sala, almeno stando agli ultimi sondaggi, forse già al primo turno - potrebbe portare scombussolamenti non solo all’interno del centrodestra, ma anche nel Movimento Cinque Stelle e nel centrosinistra. Tutti, quindi, potrebbero presentare criticità politiche di non facile soluzione, in vista non solo delle prossime elezioni per il Quirinale, ma soprattutto nella elaborazione delle strategie per la battaglie delle politiche del 2023, che si terranno - si spera a emergenza pandemia conclusa.
Adesso come adesso a Milano chi sembra stare peggio è sicuramente il centrodestra, dove per la corsa a Palazzo Marino ha candidato il pediatra Luca Bernardo (fratello dell’ex assessore regionale Maurizio Bernardo, un vero king maker delle preferenze in Forza Italia durante i governatorati di Roberto Formigoni poi passato nel 2017 al Pd). Una candidatura sofferta, arrivata sul fil di lana per mano del leader della Lega Matteo Salvini, dopo mesi e mesi di ricerca. Con una campagna elettorale appunto iniziata con una rissa tra Fdi e Forza Italia e finita ancora peggio ieri, con Salvini che ha lasciato l’assise senza aspettare Meloni. Bernardo per convivere i milanesi a votarlo ha puntato su 3 contenuti: case popolari da ristrutturare in periferia, sicurezza e la digitalizzazione della macchina comunale.
Come terzo incomodo, alla sfida tra Sala e Bernardo, c’è Layla Pavone del M5s, candidata scelta direttamente da Giuseppe Conte, dopo che la base milanese aveva puntato su un’altra figura. Pure lei punta su digitalizzazione e sul tema delle smart city. Ma l’ingresso in Comune per il M5s non è scontato: il movimento in città è dato ai mini termini e rimane fuori dal Consiglio comunale di Milano per 5 anni con la città e tutto il Paese chiamato alla riscossa dopo la pandemia potrebbe essere fatale.
Il grande favorito a Milano, in una competizione che vede 13 candidati e decine di liste, è quindi il primo cittadino uscente Beppe Sala, sostenuto dal Pd, da una coalizione riformista oltre a folto gruppo di liste, tra cui la sua, composte da persone della società civile e dei verdi. Ed è proprio l’adesione nei mesi scorsi di Sala ad Europa verde la vera novità politica che domina il centrosinistra milanese e non solo, che davanti ad un successo importante delle liste che fanno appunto fanno capo al sindaco potrebbe innescare qualcosa di significativo a livello nazionale della ricomposizione del blocco progressista.
Sala chiede fiducia ai milanesi per un secondo mandato puntando su argomenti puntuali - come riqualificazione e gestione delle case popolari, aumento dei vigili e applicazione del Pnrr - ma tratteggiando anche una città diversa e internazionale, attenta ai temi della salute, dell’ambiente e del lavoro dignitoso. Uno dei temi più dibattuto tra i candidati è stato quello della mobilità dolce e delle ciclabili: favorevole Sala, contrario Bernardo. Qui i toni si sono alzati su una delle questione - la mobilità - che è alla base di quella transazione ecologica che tutte le grandi città del mondo sono chiamate a fare.