L'arcivescovo Fiorini Morosini in una foto d'archivio
Reggio Calabria, porto di frontiera nel Mediterraneo; negli ultimi anni la solidarietà dei calabresi è stato il "valore aggiunto" di un territorio che si è saputo riscoprire spazio dell’interculturalità, sentimento insito nella storia millenaria della città. Accoglienza, tema ancora centrale nonostante il calo considerevole del numero degli sbarchi.
Già durante la festa patronale dedicata alla Madonna della Consolazione, infatti, monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, arcivescovo metropolita di Reggio Calabria-Bova era intervenuto sullo strisciante sentimento xenofobo che pervade l’intero Paese e da cui non è immune la popolazione calabrese.
Una «caccia allo straniero», come lo stesso Morosini la definì davanti a migliaia di reggini, che si registra anche in tanti commenti che accompagnano la vicenda di Domenico Lucano, sindaco di Riace e simbolo dell’integrazione dei profughi su un territorio difficile come quello della Locride di cui lo stesso Morosini è stato vescovo sino al 2013. Sul caso Riace, l’arcivescovo reggino ha mantenuto un lungo silenzio rotto all’indomani del provvedimento del ministero dell’Interno con questa intervista in esclusiva per Avvenire.
Si parla tanto di Riace, un modello di "comunità globale" che ha fatto il giro del mondo. Lei, da pastore della Chiesa di Locri-Gerace, ha potuto toccare con mano quella esperienza. Che idea si è fatto?
Durante il mio ministero episcopale nella diocesi di Locri-Gerace, ho guardato sempre con rispetto all’esperienza del sindaco Lucano a Riace, anche se potevano esserci delle "marginalità" non condivisibili. Nel dialogo col primo cittadino mi ero dimostrato disponibile a offrire parte dei locali del Santuario di Riace per utilizzarli nei servizi strutturati dal Comune per l’accoglienza dei profughi: purtroppo la richiesta, però, naufragò soltanto per motivi secondari, dovuti alla quantità dei locali da mettere a disposizione.
E sulla vicenda dell’arresto del sindaco Lucano?
Non posso giudicare le ragioni dell’azione della magistratura, che avrà le sue ragioni: se ci sono dubbi su irregolarità nella gestione vanno accertate con oggettività. Laddove ci siano illegalità che possono essere trattate con un sentimento di comprensione, in virtù dell’assenza di un indebito arricchimento da parte di Lucano, è mestiere dei giudici sul quale non è rispettoso pronunciarsi. Diverso è constatare che c’è una tendenza ad approfittare di questa inchiesta per avvalorare l’ideologia xenofoba e distruggere tutto il bene che questo sindaco ha fatto: questo è un fatto squallido.
Il rischio è che si conduca una battaglia ideologica sulla pelle dei migranti.
Potrebbe essere un’intuizione che ha bisogno di attendere la riprova dei fatti. Una cosa è certa: chi sostiene l’ideologia xenofoba, non sta perdendo occasione, quotidianamente, per propagandare i propri messaggi razzisti tra la gente spesso poco informata.
Un’onda d’odio che aumenta proseliti giorno dopo giorno.
L’impegno legittimo a correggere tutti gli errori, le storture e gli inganni del fenomeno migratorio degli anni passati, se mai esistiti, non può giustificare l’ondata di xenofobia che sta invadendo l’animo di tanti italiani ed europei. La xenofobia non è né ragionevole né cristiana. Non lasciamoci ingannare da chi vuol giustificare questa vergognosa caccia allo straniero come impegno a salvaguardare i valori cristiani.
La sua posizione rispetto al tema è stata aspramente criticata, anche da ambienti cattolici. Come se lo spiega?
Una profonda ignoranza religiosa fa prevalere la corrente opinione dominante sugli insegnamenti del Vangelo. Va precisato, per onestà intellettuale, che questo accade sia rispetto all’accoglienza dei migranti, ma anche in molti altri casi della morale cattolica che viene spesso piegata a uso e consumo personale.
Quale può essere la contromisura a queste tensioni sociali?
Reagire negativamente contro un’espressione chiara del Vangelo esige una presa di coscienza da parte delle comunità e delle famiglie cristiane su che tipo di fede stiamo trasmettendo alle nuove generazioni.
In questo senso quale è la posizione della Chiesa?
La Chiesa ha avuto sempre una linea chiara: aiutare i più poveri nei loro posti natii, accogliere con razionalità quanti scappano dalla povertà e, soprattutto, integrare, e non abbandonare a se stessi, i profughi che decidono di restare nel nostro Paese.