I bagni costruiti a Lampedusa per gli sbarchi dei migranti, collaudati nel luglio del 2017 e mai aperti (foto Scavo)
«La prima cosa che chiedono i migranti appena sbarcati? Di poter andare al bagno». Il dottor Pietro Bartolo se lo sente domandare da anni. Una richiesta normale, ma che sul Molo Favaloro, dove vengono accompagnati i superstiti delle traversate, avrebbe il senso di un ritorno alla civiltà dopo quello che hanno passato in Libia oppure dopo due giorni in mare tra la Tunisia e Lampedusa. I bagni, da un anno a questa parte, ci sono. Ma non possono venire utilizzati per il più italiano degli scaricabarile della burocrazia.
Li chiamano “i bagni di Bartolo”, perché dopo anni di lotte li ha ottenuti il dottor Pietro Bartolo, il medico del film Fuocammare, che visita ogni profugo (vivo o morto) che passi di qua. Bartolo implorò l'allora premier Matteo Renzi e in effetti vennero presto costruiti tre bagni: uomini, donne, disabili. Funzionano alla perfezione, sono confortevoli, l’impianto di illuminazione è attivo, l’aerazione è conforme alla legge. Però non sono mai stati aperti nonostante il collaudo del luglio del 2017.
La ragione è semplice: manca l’appalto per la loro pulizia. A Lampedusa ci sarebbero stati volontari a disposizione per questo servizio, ma serve un affidamento formale, con una gara, e così la cooperativa di Palermo che gestisce il centro per migranti (ad alcuni chilometri dal molo) si è vista assegnare le chiavi, ma senza affidamento della manutenzione non può metterli a disposizione di chi sbarca.
«Troppe volte - lamenta Bartolo mentre ci accompagna a visitare quest’ennesimo spreco italiano - ho visitato migranti che dopo la lunga traversata in condizioni disastrose presentano spesso, soprattutto le donne, i sintomi del “globo vescicale”». Una patologia che colpisce chi trattiene troppo a lungo i bisogni fisiologici e che può essere particolarmente seria. «Con i bagni avremmo dato loro un luogo dignitoso». Ma nel passaggio tra un governo e l’altro ci si è persi tra pastoie e scartoffie.
Da agosto di quest'anno l'hotspot è gestito dalla Facilities Service di Palermo, a cui sono state consegnate le chiavi della piccola struttura che dovrebbe funzionare esclusivamente in occasione degli sbarchi e per tempi ristretti. Ma nessuno avrebbe indicato ai gestori cosa e come fare. A maggior ragione adesso che i flussi dei migranti si sono ridotti ma gli sbarchi continuano con frequenza più che settimanale. Con il risultato che una volta sulla terraferma i migranti maschi vengono accompagnati dalle forze dell’ordine tra gli scogli. Mentre le donne, quando proprio non ce la fanno più, sono costrette a nascondersi proprio dietro ai bagni in muratura che adesso giacciono accanto a una latrina a cielo aperto.