Palermo, sbarco di migranti soccorsi nel Mediterraneo
Con la via dei Balcani chiusa, i migranti che sognano l'Europa non hanno alternativa: sono costretti a passare attraverso la Libia e da lì imbarcarsi e attraversare il Mediterraneo per approdare sulle coste italiane. E' così aumentato del 43% rispetto al 2016 il flusso migratorio che punta all'Europa, passando attraverso la rotta del Mediterraneo centrale.
Secondo i dati diffusi da Frontex, l'agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli stati membri, per i trafficanti di esseri umani si tratta di un business miliardario: compreso cioè tra i 4,7 e i 5,7 miliardi di euro solo nel 2015.
Oggi in Grecia arrivano ormai solo "80 o 100 persone al giorno - sottolinea Fabrice Leggeri, capo di Frontex - a fronte dei circa 2.500 arrivi giornalieri" prima dell'accordo con la Turchia.
Secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) su oltre un milione di persone che hanno raggiunto l'Europa nel 2015, 880.000 sono passate dalla Grecia. Più della metà proveniva dalla Siria, dall'Afghanistan e dall'Iraq. A seguito dell'accordo tra Bruxelles e Ankara, siglato a marzo 2015, sulla stessa rotta il numero degli arrivi è sceso a circa 363mila. Contemporaneamente è cresciuto quello dell'unica rotta aperta: a metà aprile 2017 il numero di migranti arrivati in Italia è cresciuto del 43% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
I migranti che sbarcano sulle nostre coste provengono inoltre soprattutto dall'Africa Subsahariana: senegalesi, guineaiani e nigeriani.
I trafficanti
Nella fase iniziale del loro viaggio attraverso il Sahara, i migranti sono trasportati dai nomadi Tuareg o Tebu. L'attraversamento del Mediterraneo è gestito da reti criminali, grandi e piccole, non solo da contrabbandieri. Nella parte inferiore della scala si trovano piccoli trafficanti, talvolta i migranti stessi, che per pagarsi la traversata diventano capitani dei barconi sovraccarichi di persone. Poi ci sono gli intermediari, che raccolgono i soldi e organizzano il viaggio, ma che non vanno a bordo. I loro responsabili sono i capi della rete che "probabilmente includono persone che in passato hanno lavorato nella polizia" in Libia, ha precisato Leggeri.