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La casa circondariale di San Severo, in provincia di Foggia, è ormai un reparto Covid, con metà dei detenuti positivi e addirittura tre ricoverati all’ospedale di San Giovanni Rotondo. Ma ancora nessun detenuto è stato vaccinato, mentre a metà marzo lo sono stati gli agenti penitenziari, col vaccino Astrazeneca. Ma nonostante questo, due di loro successivamente sono risultati positivi e ora sono a casa. Niente vaccini, invece, per operatori e volontari, compreso il cappellano, don Andrea Pupilla che così ogni volta che entra in carcere per incontrare i detenuti si deve fare il tampone.
«I cappellani per il momento non sono previsti tra quelli da vaccinare. Doveva essere fatta una vaccinazione di massa, subito, veloce, ma sono riusciti a farla solo agli agenti ma con estrema lentezza, due al giorno in ospedale», ci dice don Andrea che è anche direttore della Caritas diocesana di San Severo e che ospita spesso detenuti in semilibertà o in affidamento. Eppure fino alla settimana prima della Domenica delle Palme il carcere era rimasto indenne. «Abbiamo retto per un anno», dice ancora don Andrea. Poi è arrivato un detenuto trasferito dal carcere di Melfi, istituto con molti casi positivi. Ma per lui i tamponi fatti là erano risultati negativi. Così è entrato a San Severo ma poi è risultato positivo. Nel frattempo aveva già infettato tutti. Una situazione ad alto rischio, aggravata dalla lentezza delle vaccinazioni. Così si è dovuti ricorrere ai trasferimenti in altri istituti per avere più spazio e isolare i positivi dividendoli da quelli ancora negativi. Così il carcere che solitamente ospita tra 80 e 100 detenuti, ne ha solo 52, metà contagiati. Hanno messo nelle celle insieme i positivi e i negativi nelle altre. E hanno liberato completamente il piano terra. Ma la situazione è molto difficile e gli agenti sono allo stremo e alcuni si stanno mettendo in malattia.
E pensare che quasi un anno fa, l’1 giugno il carcere era stato sanificato. L’operazione era stata portata a termine dagli specialisti del 21° Reggimento artiglieria di Foggia, unità dell’Esercito inquadrata nella Brigata Pinerolo, su ri- chiesta del direttore della casa circondariale. Il personale militare aveva provveduto a igienizzare in particolare i locali dell’infrastruttura e gli automezzi in dotazione alla Polizia penitenziaria. Ma è bastato un detenuto contagiato per far precipitare tutto e non solo a San Severo. Negli ultimi 15 giorni la situazione è esplosa in molte carceri pugliesi. Secondo gli ultimi dati contenuti nel report nazionale del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del 5 aprile i contagiati sono 115 tra detenuti, agenti e amministrativi. Le carceri con più casi, oltre a San Severo, sono quelle di Lecce con 27 contagi (7 detenuti e 21 poliziotti), Foggia con 17 casi (un detenuto, un amministrativo e 15 agenti), Bari e Taranto con 16 casi.