Meloni arriva a Kiev - Ansa
La delegazione italiana però non reagisce d’impeto. E quando Meloni inizia il discorso introduttivo al G7, prova a sminare il caso: saluta Macron impegnato in una «difficile giornata» e assicura che l’assenza è stata «comunicata in anticipo».
Che sia un giallo rientrato, oppure un modo per non alzare la tensione, resta il fatto che Italia e Francia tornano a quella freddezza vista a inizio legislatura sul tema dei migranti. Anche perché per domani Macron ha convocato a Parigi un summit sull’Ucraina che sembra un controcanto all’iniziativa italiana, cui non parteciperanno né Meloni né Tajani. Evidentemente, la battaglia per le Europee - che sarà gravata dai problemi interni ai singoli Paesi - e l’avvicinamento tra Meloni e Le Pen incidono, lato Parigi, anche in sede internazionale. La sensazione, poi, leggendo i non detti di Palazzo Chigi sul caso, è che il problema maggiore, forse anche una debolezza interna ed europea, l’abbia manifestata chi si è assentato, Macron.
E dunque, per Meloni la strategia migliore è ostentare la volontà di restare “sul pezzo”: «Dobbiamo fare molto meglio nello spiegare che l’attuale situazione del conflitto è la nostra vittoria, una vittoria ucraina, e non una vittoria per la Russia come la sua propaganda cerca di affermare», è il passaggio-proposta con cui Meloni introduce il vertice a sette. Tolto Macron, ci sono tutti: Biden, Sunak, Scholz, Kishida. E con Meloni, a Kiev, ci sono sia il canadese Trudeau sia la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen.
I fatti vanno riordinati, secondo Meloni, in un momento in cui l’Occidente appare stanco: «Il 24 febbraio di due anni fa - dice la premier -, la Russia sconvolse il mondo invadendo l’Ucraina. Il piano di Putin era una guerra lampo che avrebbe dovuto far capitolare l’Ucraina in pochi giorni, probabilmente con l’obiettivo di rivolgere poi lo sguardo verso altri stati vicini, non solo europei». Ma lo zar russo «non ha tenuto nella dovuta considerazione due fattori: la tenacia degli ucraini e l’unità dell’Occidente». Questo è il racconto che deve essere messo in circolo. Insieme al rilancio del sostegno a Kiev e a Zelensky, che è al suo fianco durante l’introduzione del G7: «In Ucraina - insiste Meloni - si decide se il futuro del mondo si baserà sulla forza del diritto o sul caos».
Anche Zelensky prende la parola, vuole che «il 2024 sia l’anno decisivo per la sicurezza a lungo termine», ricorda a Roma, e ai leader del G7, che «le vostre armi hanno salvato migliaia di vite». Gliene servono altre, lo ripete in ogni occasione. E Ursula Von der Leyen mette sul tavolo i nuovi aiuti che stanno arrivando, l’impegno per altre sanzioni ai russi e per usare i beni congelati nella difesa dell’Ucraina.
Non solo, a Kiev aprirà anche un ufficio europeo per la Difesa. La marcia di avvicinamento a Bruxelles è costante. Prima di recarsi a Santa Sofia, Meloni e Zelensky hanno siglato l’accordo decennale per la sicurezza e ancora prima, in mattinata, presente anche il belga De Croo, sono stati insieme all’aeroporto Antonov alla cerimonia in onore dei soldati ucraini protagonisti della battaglia di Hostomel. «L’Ucraina è un pezzo della nostra casa e la difenderemo», aveva ribadito Meloni.