sabato 21 ottobre 2023
Per la premier fondamentale evitare escalation che creerebbe un solco incolmabile con i paesi arabi. L'invito a Israele a evitare la vendetta e tutelare la popolazione civile, due popoli e due stati
Giorgia Meloni al summit del Cairo

Giorgia Meloni al summit del Cairo - ANSA

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«L'impressione che ho, per le modalità con cui si è svolto l'attacco», è che l'obiettivo di Hamas «non è difendere il popolo palestinese» ma «costringere Israele a una reazione contro Gaza che creasse un solco incolmabile fra Paesi arabi, Israele e Occidente, compromettendo definitivamente pace e benessere per tutti i cittadini coinvolti, compresi quelli che si dice di voler difendere». La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al summit per la pace in corso al Cairo, ha sottolineato che «il bersaglio siamo tutti noi, e cadere in questa trappola sarebbe molto, molto stupido». Il vertice è stato organizzato dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi per analizzare la situazione nella regione e la crisi umanitaria a Gaza, nonchè il futuro della causa palestinese e del processo di pace. Al vertice partecipano capi di Stato e di governo ma anche vertici di organizzazioni internazionali. A conclusione del summit, nel pomeriggio, Meloni si recherà a Tel Aviv in Israele per una breve visita di solidarietà a Israele.

Sembra difficile un accordo per un comunicato congiunto data la delicatezza del tema e le posizioni contrastanti. A limitare le aspettative, inoltre, la presenza "ridotta" degli Stati Uniti, rappresentati solo dall'incaricato d'affari dell'ambasciata. Tra i partecipanti, oltre alla premier italiana, c'è lo spagnolo Pedro Sanchez, che presiede il Consiglio Ue questo semestre, i ministri degli Esteri di Francia, Germania e Regno Unito, Catherine Colonna, Annalena Baerbock e James Claverly, il premier canadese, Justin Trudeau, insieme al segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, e l'alto rappresentante per la Politica estera Ue, Josep Borrell. Presenti anche il leader dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, il re giordano Abdallah, il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, l'emiro del Qatar Tamim bin Hamad al-Thani, il presidente degli Emirati, Mohammed bin Zayed, e il re del Bahrein, Hamad bin Isa Al Khalifa. Invitati al summit anche Russia e Cina, rappresentanti rispettivamente da vice ministro degli Esteri Mikhail Bogdanov e l'inviato di Pechino per il Medio Oriente, Zhai Jun.

«Il terribile attacco di Hamas si è abbattuto contro civili inermi con una efferatezza senza precedenti che lascia allibiti - ha ripetuto la premier italiana - e che dal nostro punto di vista è giusto condannare senza ambiguità». Nessuna causa infatti «giustifica il terrorismo, azioni studiate per colpire civili inermi, nessuna causa giustifica donne massacrate e neonati decapitati e brutalmente ripresi con una telecamera». Ma allo stesso tempo «è interesse di tutti leader a questo tavolo - ha ribadito Giorgia Meloni - che quello che sta accadendo a Gaza non si trasformi in conflitto più ampio, in una guerra di religione, di civiltà, rendendo vani gli sforzi di questi anni per normalizzare i rapporti».

Per questo «la reazione di uno Stato non può e non deve mai essere motivata da sentimenti di vendetta. Uno Stato fonda la sua reazione sulla base di precise ragioni di sicurezza, commisurando la sua forza e tutelando la popolazione civile. Questo è il confine nel quale la reazione di uno Stato deve rimanere di fronte al terrorismo e io sono fiduciosa che sia anche la volontà di Israele». Nell'ottica della tutela dei civili va anche l'invito a favorire l'azione umanitaria, avviata da un primo accesso di 20 tir di aiuti dal valico egiziano di Rahfa: «La nostra priorità immediata resta l'accesso umanitario che è indispensabile per evitare ulteriori sofferenze della popolazione civile, ma anche esodi di massa che contribuirebbero a destabilizzare questa regione. Qualcosa di cui non abbiamo bisogno». In generale Meloni giudica «molto importante il lavoro di mediazione fatto da diversi degli attori presenti a questa conferenza», così come «la decisione della Commissione Europea di triplicare gli aiuti umanitari a Gaza portandoli a oltre 75 milioni di euro. Anche l'Italia lavora per aumentare gli aiuti bilaterali, ma chiaramente l'aumento di risorse deve essere accompagnato da un rigidissimo controllo su chi utilizza quelle risorse».

La soluzione allora, secondo la presidente del consiglio, è quella individuata da tempo anche se lungi dall'essere realizzata: «Dobbiamo fare l'impossibile per evitare una escalation della crisi, per evitare di perdere il controllo di questa crisi, perché le conseguenze sarebbero inimmaginabili. Il modo più serio per farlo è un'iniziativa politica per una soluzione strutturale che si basi sulla prospettiva dei due popoli e due Stati, una soluzione che deve essere concreta e deve avere una tempistica definita». Dunque, sottolinea Meloni, «il popolo palestinese deve avere il diritto ad essere una nazione che si governa da sé, in libertà accanto a uno stato di Israele al quale deve essere pienamente riconosciuto il diritto all'esistenza, il diritto alla sicurezza. Su questo, l'Italia è pronta a fare assolutamente tutto ciò che è necessario».





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