Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella pronuncia il discorso prima del concerto (Ansa)
Settantré anni di libertà e democrazia, con qualche affanno e una certa preoccupazione per il quadro politico e istituzionale. Uno stato d’animo che traspare dalle parole scelte dal presidente Sergio Mattarella per aprire le celebrazioni per l’odierna Festa della Repubblica, nella consueta lettera ai prefetti e poi prima del concerto al Quirinale (leggi discorso).
Rivolto ai primi, il capo dello Stato richiama l’esigenza di una «riflessione sul significato profondo del pubblico servire». E poi, parlando al corpo diplomatico prima dell’esecuzione musicale, sottolinea: «Libertà e democrazia non sono compatibili con chi alimenta i conflitti, fomenta scontri, con chi punta a creare opposizioni dissennate fra le identità. Solo con il dialogo si superano i contrasti».
Un monito chiarissimo, ma se non bastasse Mattarella ricorda al mattino «la pluralità e diversità, che la Carta repubblicana ha voluto garantire» e che «vive» nella collaborazione tra i vari livelli di governo e «nell’esercizio quotidiano dei principi di solidarietà e sussidiarietà». E al pomeriggio rimarca la necessità «di praticare attenzione e rispetto reciproco, nella libertà e nella legalità internazionale per avanzare nella strada del progresso».
Il progresso che è Stato di diritto (e il presidente non manca di ricordare come la Costituzione regoli chiaramente i «limiti» che le «autorità» hanno in democrazia), libertà dalle mafie e dalla corruzione, e anche prosperità economica. Adesso, però, la crescita non c’è. «Specie in alcune aree le incertezze del ciclo economico sembrano non offrire solide prospettive a molti lavoratori, soprattutto giovani, ed alle loro famiglie», osserva.
Giusto un anno fa giurava il governo Conte, presente ieri al Quirinale con i suoi massimi esponenti, ma i sorrisi smaglianti e pieni di entusiasmo di allora hanno lasciato nel corso dei mesi lo spazio a scontri e polemiche. Il messaggio di Mattarella deve essere arrivato, così durante il tradizionale ricevimento nei giardini si rivedono i sorrisi (magari un po’ più tirati) di Giuseppe Conte, di Matteo Salvini, di Luigi Di Maio, quasi a voler dimostrare al presidente e agli italiani che l’intenzione di andare avanti. Possibilmente senza tirare a campare. Anzi, Salvini lo dice esplicitamente: «Io ho deciso, vado avanti».
Certo, quell’«io» conferma che tanto è cambiato da allora. Soprattutto il rapporto di forze tra i leader dei due partiti di maggioranza: le ultime Europee hanno dato alla Lega di Salvini il doppio dei voti presi dal M5s di Di Maio. E il capo del Carroccio, che l’anno scorso qui non c’era, ora si aggira con passo sicuro tra i tavoli. Qualcuno lo chiama «presidente», lui si schermisce («al massimo di condominio») ma si gode il bagno di folla. Si fa immortalare con tutti, invitati e personale del catering. Alla fine pure con Di Maio, fotografo di eccezione il direttore del TgLa7 Enrico Mentana.
Con il premier Conte, invece, scambia un caloroso abbraccio. Gli presenta la fidanzata Francesca Verdini, figlia dell’ex consigliere di Berlusconi Denis, e poi assicura ai giornalisti: «Ci vogliamo bene, benissimo». Il presidente del Consiglio, da parte sua, conferma l’intenzione di tenere una conferenza stampa domani, per fare un bilancio sull’attività del governo. Che anticipa così: «Abbiamo fatto tante cose».
Per ora, quindi, nessun Consiglio dei ministri (mercoledì Conte parte per una visita in Vietnam), mentre non si hanno notizie del vertice a tre richiesto da giorni da Di Maio. «Vedremo...», butta lì il premier. Il leader dei 5 stelle, complice la vicinanza dei rispettivi tavoli, ci prova anche con Salvini, ma senza successo. «Ci vediamo lunedì o martedì?», chiede il vicepremier e ministro del Lavoro. «Ci sentiamo, ci vediamo...», taglia corto il vicepremier ministro dell’Interno. Però si presentano le rispettive fidanzate (Di Maio è con Virginia Saba) e ci scappa anche un «è un piacere vederti», da parte del pentastellato.
Inutile dire che sono loro due gli "osservati speciali" di un evento davvero partecipato. Lunghissima la fila per stringere la mano al presidente Mattarella. Tra i presenti i presidenti delle Camere Maria Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico e moltissimi volti noti della politica, dello sport, dello spettacolo, della cultura. C’è anche il ministro dell’Economia Tria che si dice «tranquillo» rispetto alle reazioni della Ue sui conti. C’è il segretario del Pd Nicola Zingaretti, che parla fitto fitto con il presidente del partito Paolo Gentiloni. C’è il senatore a vita Mario Monti che saluta Conte con una battuta delle sue: «Seguo con palpitazione». C’è Pier Ferdinando Casini che scherza con Franco Marini. C’è il presidente della Confindustria Vincenzo Boccia e il campione del mondo dell’82 Marco Tardelli, c’è Renzo Arbore con Marisa Laurito e tanti altri. Mentre il sole tramonta sui giardini del Quirinale e il presidente della Repubblica, con la figlia Laura, continua a stringere centinaia di mani, Matteo Salvini richiama la sua attenzione e va a salutarlo per congedarsi.