Mattarella a Procida - Ansa
In gioco «c'è il destino dell’intera Europa, a un bivio tra una regressione della sua storia e la sua capacità di sopravvivere ai mali del proprio passato». Sergio Mattarella è a Procida, incantevole isoletta dell’arcipelago campano, che da set naturale è divenuta capitale europea della cultura 2022. Ma «cultura è sinonimo di pace», e i festeggiamenti sono sopraffatti dall’angoscia suscitata per «l’aggressione compiuta contro l’Ucraina, contro la libertà e la stessa vita dei suoi cittadini, da parte del governo della Federazione Russa. Una ferita che colpisce la coscienza di ciascuno e la responsabilità degli Stati. Viviamo giorni terribili - aggiunge il capo dello Stato -, travolti da immagini che pensavamo aver consegnato per sempre all’archivio degli orrori non ripetibili nel nostro continente. Invece altro sangue innocente, altre vite spezzate, altri crimini spietati stanno nuovamente popolando gli abissi della disumanità». Ma i popoli europei, «intimamente legati da fili che la storia ha reso forti, preziosi, insostituibili, non possono e non devono essere lacerati per colpa di chi ha fatto ricorso alla brutalità della violenza e della guerra». Non resta che aggrapparsi «all’energia della cultura», che «respinge la pretesa di chi vuole trascinarla nel vortice della guerra» e «deve soccorrerci per fermare la guerra», creando «comprensione, amicizia, convivenza, cooperazione».
Una linea di fermezza e di dialogo, espressa dal capo dello Stato mentre il nostro Paese intende giocare un ruolo per frenare l’escalation del conflitto e favorire la via della trattativa. Ieri il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha lanciato due segnali importanti: «Ci opporremo a un intervento militare della Nato, perché questo porterebbe ad una Guerra mondiale militare», ha detto, a margine dell’inaugurazione di un centro famiglia nella sua Pomigliano d’Arco. L’altro, un annuncio («Riapriremo subito dopo Pasqua la nostra ambasciata a Kiev»), col quale l’Italia risponde all’appello in tal senso del presidente Volodymyr Zelensky. La decisione, al termine di una riunione alla Farnesina per valutare le condizioni di sicurezza. «Siamo stati gli ultimi ad andare via da Kiev e saremo tra i primi a tornarci», ha sottolineato Di Maio in collegamento dall’Unità di crisi con gli ambasciatori Pier Francesco Zazo da Leopoli e Giorgio Starace da Mosca. L’ambasciata italiana era stata evacuata da Kiev il primo marzo scorso, una settimana dopo l’inizio dei bombardamenti russi, ma l’ambasciatore non ha mai lasciato l’Ucraina: si è fermato a Leopoli, città nell’ovest del Paese da cui ha continuato a coordinare il lavoro diplomatico. Di Maio ha anche spiegato che «nei prossimi giorni verranno effettuati tutti i controlli necessari per il trasferimento a Kiev. Tutto dovrà essere fatto in condizioni di sicurezza e in coordinamento con gli altri partner europei». L’Italia si muoverà in particolare d’intesa con la Francia, l’altro Paese del G7 che non ha mai lasciato l’Ucraina. Lituania e Lettonia sono già tornate, mentre da oggi la bandiera azzurra dell’Ue sventola di nuovo sulla sede diplomatica di Kiev dove è rientrato l’ambasciatore Matti Maasikas. Per Di Maio «la nostra presenza diplomatica a Kiev, insieme con i nostri partner, ci aiuterà a potenziare il percorso per arrivare alla pace». E questo crea anche premesse migliori per la visita che papa Francesco è intenzionato a compiere Kiev, a favorire la strada della pace.
Domani, lunedì 11, Di Maio sarà a Lussemburgo per partecipare a un vertice dei ministri degli Esteri dell’Ue, mentre Mario Draghi avvia una lunga missione all’estero finalizzata ad accelerare sull’obiettivo dell’indipendenza energetica del nostro Paese. Domani si recherà in Algeria con l’obiettivo primario di negoziare un aumento fornitura di gas all’Italia già da alcune settimane in fase di definizione. Una campagna che ci vede al lavoro, con lo stesso obiettivo, dopo la Libia e l’Azerbaijan anche con Congo, Egitto, Angola e Mozambico. Paesi nei quali il presidente del Consiglio sta avviando delle nuove trattative, ed è in fase di definizione una missione che potrebbe toccare diversi Paesi africani.