Mattarella al Memoriale dell'Olocausto a Gerusalemme (Foto Angelo Picariello)
«La Shoah ci interroga costantemente sul Male assoluto, sull’ora delle tenebre, sull’abisso che ha inghiottito, nel cuore dell’Europa, milioni di persone innocenti». La visita in Israele di Sergio Mattarella inizia con i segni profondi di una rinnovata amicizia, neanche scalfita dalle improvvide dichiarazioni del viceministro Ayoub Kara che nei giorni scorsi, in visita in Vaticano, si era spinto a sostenere che il terremoto sarebbe stata una «punizione divina» per il voto di astensione dell’Italia in seno all’Unesco nella risoluzione che tiene fuori l’ebraismo dalla storiografia del Muro del Tempio di Gerusalemme.
Mattarella parla nella sua visita mattutina allo Yad Vashem, il Memoriale della Shoah. «Luogo – dice – che non è solo di Israele ma che appartiene a tutto il mondo e rappresenta un anticorpo affinché non si ripetano questi orrori».
Dall’Italia sono appena arrivare le drammatiche notizie della nuova, devastante scossa che mette a dura prova le già martoriate popolazioni del Centro Italia. Il suo arrivo con leggero e insolito ritardo sulla tabella di marcia è indice della preoccupazione con cui il capo dello Stato ha voluto prima sincerarsi della situazione. Un nuovo, triste evento che rende ancor più imbarazzanti le
dichiarazioni dell’esponente del governo israeliano, che ora tutti, però, intendono superare.
Prontamente si fa sentire anche il premier israeliano. «Il nostro governo è pronto a inviare in Italia aiuti e assistenza dopo la forte scossa di terremoto di questa mattina», fa sapere Benjamin Netanyau,. E aggiunge: «Vorrei dire al mio amico, il premier italiano
Matteo Renzi, che Israele è pronto a inviare aiuti al meglio delle sue capacità», dice Netanyau, che ha parole calorose anche per il capo dello Stato italiano, che incontrerà mercoledì. «Lo Stato di Israele accoglie con calore il presidente italiano Sergio Mattarella»,
dice il premier israeliano, in apertura della riunione del governo.
Mattarella, che nel pomeriggio ha anche tenuto una “lectio Magistralis” all’università ebraica sui rapporti fra Italia e Israele, dopo la visita al museo dell’Olocausto ha anche partecipato, vanga alla mano, alla piantumazione di un ulivo alla Foresta delle Nazioni. Nel corso della cerimonia il presidente di quell’aerea, il Kkl, un po’ a sorpresa, ha voluto nuovamente scusarsi per le «parole molto poco sagge» di Kara. Ma Mattarella non ha voluto tornare sull’episodio, ribadendo solo che «nulla può infrangere un rapporto profondo come quello fra Italia Israele, che guarda al futuro», e anzi ha dedicato anche quel gesto simbolico, in ricordo della
sofferenza del popolo ebraico, alle popolazioni italiane duramente provate, nuovamente, dopo la scossa di agosto e
le altre che erano seguite.
Più tardi però Mattarella – dopo aver ricevuto ulteriori ragguagli sulla gravità della situazione e sui primi soccorsi – ha convocato, a ora di pranzo, i giornalisti al seguito per non far mancare il suo appello all’unità, dopo quello del presidente del Consiglio Renzi. In questo momento difficile «tutti, indipendentemente dalle opinioni dei singoli, sono chiamati a dare sostegno e grande solidarietà. Sono ore di tristezza per il Paese», ha detto. «Se con il sisma del 24 agosto abbiamo pianto molte vittime, oggi c’è del sollievo perché non ce ne sono». Ma la situazione è grave, sottolinea: «Molte persone hanno perso la casa, molte altre ora hanno paura di rientrarvi». Inoltre, per i paesi colpiti dal terremoto di fine agosto, nei quali era «appena iniziata la ripresa per la ricostruzione, quanto avvenuto negli ultimi cinque giorni aumenta le difficoltà». Ed ecco l’appello: «Dobbiamo assolutamente difendere e assicurare la ricostruzione del territorio, esprimendo a tutti i nostri concittadini colpiti sostegno e grande solidarietà». Per questo, ha scandito il Capo dello Stato, «occorre il contributo di tutti, di ogni parte, di ogni opinione, affinché a tanti nostri concittadini in difficoltà venga garantito il diritto a vivere con tranquillità nelle proprie case. Sono concittadini in difficoltà, occorre sorreggerli e lo Stato deve essere loro vicino».