Cottarelli salirà al Colle tra poche ore con in mano la lista dei ministri. La lista dei ministri sarà presentata probabilmente già oggi.
Ieri, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha affidato l'incarico di formare un nuovo governo all'economista Carlo Cottarelli, che aveva accettato - come di prassi in questi casi - con riserva. Dopo il colloquio di quasi un'ora tra il Capo dello Stato e l'uomo della spending review. Ma già alcuni partiti hanno detto che non voteranno una eventuale fiducia ad un governo guidato dall'economista, a partire da Forza Italia e Fratelli d'Italia mentre il Pd ha già espresso il suo parere favorevole nei confronti del nome di Cottarelli.
«Il presidente mi ha chiesto di presentarmi in Parlamento con un programma che porti il Paese a nuove elezioni», le sue prime parole uscendo dal colloquio con il capo dello Stato, aggiungendo che il governo manterrebbe una neutralità completa rispetto al dibattito elettorale. «Mi impegno, precisa Cottarelli, a non candidarmi e chiederò lo stesso impegno a tutti i membri del futuro governo». L'economista aggiunge che si presenterà con programma che «in caso di fiducia includa l'approvazione della legge bilancio e poi preveda lo scioglimento del Parlamento ed elezioni nel 2019». Altrimenti il governo si dimetterebbe immediatamente; «il suo compito sarebbe quello dell'ordinaria amministrazione per le elezioni dopo il mese di agosto», precisa, aggiungendo che si impegna a presentare la lista in tempi molto stretti (probabilmente domani) e senza consultazioni. Poi il premier incaricato ha lasciato il Quirinale alla volta della Camera, dove ha incontrato il presidente di Montecitorio Roberto Fico, e nel pomeriggio è andato al Senato per incontrare la presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati.
Le reazioni al nuovo governo
«Il Pd bocciato dagli italiani torna al governo, grazie a Mattarella? Questa non è democrazia, questo non è rispetto del voto popolare - tuona il segretario della Lega Matteo Salvini - È solo il colpo di coda dei poteri forti che vogliono l'Italia schiava, impaurita e precaria. Le prossime elezioni saranno un plebiscito, popolo e vita vera contro vecchie caste e signori dello spread».
Il Pd invece, per bocca del segretario reggente Maurizio Martina, conferma l'appoggio del partito unito a Cottarelli e annuncia una manifestazione nazionale il 1 giungo a difesa della prerogative del Capo dello Stato. Intanto Matteo Renzi parte già con la sua campagna elettorale. «Si andrà molto presto alle Elezioni, frutto dell'incapacità di governare di Lega e Cinque Stelle - scrive nella sua enews - Sarà una battaglia incredibile tra chi vuole uscire dall'Europa e chi vuole un'Italia forte ma dentro l'Europa. Sarà una battaglia tra chi combatte sulla base di fake news e chi porterà numeri, fatti, argomenti. Sarà una battaglia tra chi mette in discussione l'appartenenza atlantica dell'Italia, aggiunge, e «chi non vuole cambiare una linea di politica estera che l'Italia segue da 70 anni. Sarà una battaglia tra chi scommette sull'antipolitica e chi crede nella politica».
In casa Cinque Stelle è il capogruppo al Senato, Danilo Toninelli, a parlare a caldo sulla richiesta di impeachment a Mattarella. «Va parlamentarizzato uno strappo alla Costituzione così grave e importante - dice - per evitare che nelle piazze ci siano manifestazione poco pacifiche». Poi, al pomeriggio, dopo un incontro alla Camera con Salvini, il capo politico di M5s Luigi Di Maio rincara la dose, annunciando una manifestazione per il 2 giugno a Roma. «Al governo Mattarella ha deciso di mettere dei tecnici che non hanno mai preso un voto, guidati da Cottarelli - tuona - con la sicurezza che non avranno nessuna maggioranza in Parlamento. Quindi avremo un governo non solo non votato dal popolo, ma nemmeno dal Parlamento: un vergognoso unicum nella storia della Repubblica». Poi a Pomeriggio Cinque, insieme a Salvini, Di Maio dà una versione dei fatti che il Quirinale smentisce subito. Non risponde a verità, scrive in una nota, «la circostanza riferita dall'onorevole Di Maio che al presidente della Repubblica siano stati fatti i nomi di Bagnai e Siri come ministri dell'Economia». Poco dopo, sempre nel salotto di Canale 5, il leader leghista da sfogo a tutta la sua rabbia: «Ci hanno fermato adesso, con una piccola maggioranza, ma non ci fermeranno una seconda volta con una grande maggioranza... Mattarella sì, Mattarella no». Ma nel frattempo lo spread, salito stamane fino a 230 punti base, dopo la parole di Carlo Cottarelli è sceso fino a 217, per poi risalire a 230.