«Dear minister...». Non manca certo l’educazione ai vertici di Bruxelles. Ma fatte salve le formule di cortesia, quella giunta ieri a Roma è una lettera niente affatto ossequiosa. «Un’analisi preliminare della legge di bilancio – scrive il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis – suggerisce che il cambiamento programmato nel bilancio strutturale per il 2017 è negativo e molto al di sotto dello 0,6% del Pil raccomandato dal Consiglio europeo». Tradotto per i non addetti ai lavori: il deficit l’anno prossimo doveva scendere dal 2,4 per cento all’1,8 e invece si ferma al 2,3. «Abbiamo bisogno di spiegazioni – prosegue Dombrovskis nella missiva indirizzata a Padoan – circa il gap sostanziale che emerge rispetto agli impegni presi nella primavera scorsa».
Ecco il punto cruciale. L’Ue non si limita ad agitare la bacchetta per dire che il deficit è troppo alto. Ma ricorda che l’impegno a scendere all’1,8 era stato preso proprio da Roma, il 17 maggio. E che proprio in virtù di questo impegno l’Ue aveva garantito «flessibilità» sui conti sia nel 2015 sia nel 2016. La Commissione, scrive Dombrovskis, ha sostenuto le riforme e gli investimenti, ma con la promessa che si sarebbe tornati sul sentiero di riduzione del debito nel 2017.
Il patto non è stato osservato? Nient’affatto, replicano sia Renzi sia Padoan nelle loro uscite televisive del giorno. «Senza le spese per terremoto e migranti saremmo sotto il 2 per cento di deficit», rintuzza il premier. «La manovra è definita nei dettagli e non cambierà», riprende il ministro dell’Economia. L’oggetto della futura trattativa con Bruxelles saranno proprio le «spese straordinarie» - circa 4 miliardi di euro - che l’Italia ha inserito in manovra per finanziare la ricostruzione post-terremoto e l’accoglienza di chi sbarca sulle nostre coste. «In passato la Commissione ha riconosciuto spese straordinarie, ma in ossequio a quanto stabilito dal Patto di stabilità e crescita». Quindi, conclude il vicepresidente del governo di Bruxelles, fateci capire cosa intendete e come avete stimato gli extracosti per migranti e terremoto.
La risposta di Roma, chiede Dombrovskis, deve arrivare «entro 48 ore». Dunque domani sera, «a mercati chiusi», Padoan deve dare i chiarimenti richiesti. Ma un’anticipazione di quanto scriverà il ministro dell’Economia la fornisce proprio Matteo Renzi: «Siamo pronti a tagliare le spese per i migranti se l’Ue li accoglie davvero». Un gesto di sfida, che è però anche una mano tesa: se Bruxelles inizierà a "costringere" i Paesi partner a fare la loro parte nell’accoglienza, allora la manovra si sgonfierà di qualche centinaia di milioni. Il premier ha tutta l’intenzione di rispondere ai rilievi economici con rilievi politici sulla gestione comunitaria dei migranti, sino al punto di minacciare il «veto» sul bilancio Ue 2017 se Paesi che prendono molti fondi europei come quelli dell’Est continueranno ad alzare muri e a lasciare l’Italia. «Noi non sforiamo – tiene alti i toni Renzi –, la linea mia, di Delrio, di Calenda era molto più dura di quella di Padoan ma abbiamo ascoltato la sua saggezza». Sembra una mezza battuta ma è anche una puntura di spillo al ministro dell’Economia che sinora si era mostrato abbastanza sereno circa la volontà politica di Bruxelles di non mettere i bastoni tra le ruote a Roma alla vigilia del referendum.
La lettera con la richiesta di «chiarimenti» è arrivata a 6 Paesi: oltre all’Italia, dare risposte toccherà anche a Belgio, Cipro, Spagna, Finlandia, Lituania e Portogallo. Un po’ di Sud e un po’ di Nord. Ma la missiva più corposa e rilevante è quella per Roma. Anche se il «giudizio» vero e proprio sulla manovra arriverà solo dopo il referendum.
La Commissione all'Italia: due giorni per chiarire. Nel mirino i 4 miliardi per migranti e terremoto. Il gelo di Renzi e Padoan.
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