Al Senato. Il premier Conte, a sinistra, col ministro Tria (Ansa)
Il via libera «condizionato» di Bruxelles c’è, la procedura d’infrazione è scampata e Giuseppe Conte va al Senato a presentare la nuova manovra. Una legge di bilancio, quella illustrata dal premier e che viene dettagliata nel maxiemendamento presentato ieri sera in Commissione Bilancio, parente ormai lontana di quella varata dal governo a ottobre.
Per salvare il grosso dei due provvedimenti bandiera, reddito di cittadinanza e "quota 100", pur dimagriti, il governo ha tagliato spese e inserito nuove tasse in una trattativa nella quale ha dovuto cedere a Bruxelles, cioè diminuire il saldo strutturale di bilancio, oltre 10 miliardi nel 2019 (e circa 38 nel triennio fino al 2021).
Il deficit vero e proprio scende invece dal 2,4% al 2% (era stato annunciato il 2,04, ma in Europa i decimali si arrotondano) cioè di circa 6,5 miliardi perché l’Italia ha ottenuto di tenere fuori dal conto strutturale le spese straordinarie (altri 3 miliardi e mezzo) contro il dissesto idrogeologico. Novità che nel complesso riducono l’effetto espansivo della legge di bilancio allo 0,4% del Pil dallo 0,6%: la crescita 2019 viene ridimensionata da +1,5 a +1%, complice anche un ciclo economico più negativo del previsto. Inoltre il governo dovrà accantonare nel bilancio del 2019 circa 2 miliardi a garanzia dei saldi programmati. Le somme torneranno ad essere disponibili se in corso d’anno il monitoraggio dei conti non evidenzierà scostamenti.
Il premier è arrivato a Palazzo Madama alle 13, dopo avere atteso che a Bruxelles la Commissione decidesse formalmente di non avviare, almeno per ora, la procedura di infrazione contro l’Italia. Accanto a lui diversi ministri tra i quali Giovanni Tria (Economia) con le vistose assenze dei due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio. In un «negoziato duro», «caratterizzato da forti connotazioni politiche», ha detto il capo del governo, «abbiamo lavorato per avvicinare le posizioni senza mai arretrare rispetto agli obiettivi che ci hanno dato gli italiani con il voto del 4 marzo». Parole di fronte alle quale l’aula ha subito cominciato a rumoreggiare. Nel corso di un intervento più volte contestato dalle opposizioni (la presidente Elisabetta Alberti Casellati è arrivata a minacciare l’espulsione per riportare la calma) Conte ha parlato di una trattativa che ha raggiunto «un punto di equilibrio sostenibile» e che permette ora all’esecutivo di «proseguire a ritmo pieno, senza quegli effetti pregiudizievoli che una procedura di infrazione avrebbe comportato».
Il reddito di cittadinanza partirà da aprile così come anche quota 100 per i lavoratori privati. La novità però è che sono rinviate a ottobre le uscite anticipate degli statali. Nel complesso le due misure costeranno nel 2019 meno di 12 miliardi invece dei 16 annunciati.
Sul piano dei risparmi, per il prossimo anno il premier annuncia novità pesanti. Saltano 800 milioni dal Fondo di coesione, quello destinato a ridurre gli squilibri socio-economici territoriali, 600 milioni dai trasferimenti alle Ferrovie, 850 dalle politiche comunitarie e 75 milioni del Fondo per la competitività e la produttività.
Slittano le assunzioni nelle amministrazioni centrali dello Stato: se ne parla dal 15 novembre 2019.
Sul lato delle entrate, arriva la web tax, cioè un prelievo sulle imprese (oltre un certa dimensione) che forniscono servizi digitali, con gettito stimato di 150 milioni il primo anno e 600 i successivi. Viene aumentato il prelievo nel settore dell’azzardo e introdotta un’imposta unica sui concorsi pronostici e sulle scommesse. Inoltre viene abrogato il credito di imposta relativo alle deduzioni in materia di Irap previsto in alcune Regioni e quello a favore degli investimenti in beni strumentali nuovi, mentre salta anche l’aliquota ridotta Ires per gli enti non profit.
Tra le misure concordate con Bruxelles, c’è anche la nuova stretta sull’indicizzazione delle pensioni oltre i 1.500 euro, una misura che permette una minore spesa di 2,2 miliardi in 3 anni mentre dal taglio delle cosiddette pensioni d’oro a partire dai 100mila euro lordi sono attesi 450 milioni.
L’azzeramento delle clausole di salvaguardia viene confermato per il 2019. Ma salta la parziale disattivazione prevista dalla manovra di ottobre per gli anni successivi. Gli aumenti Iva messi a garanzia del deficit dovrebbero risalire verso i 20 nel 2020 livelli analoghi a quelli ereditato dai precedenti governi. Anche la prossima manovra si annuncia così in (ripida) salita. Tra i rischi di recessione e clausole da disinnescare «ci sarà da lavorare anche il prossimo anno», ha ammesso in serata Tria, il ministro dell’Economia, che fin da settembre aveva premuto invano per un deficit più ridotto. «Non ho mai pensato realmente alle dimissioni – ha dichiarato in tv – e ora ho dimostrato che non c’era motivo di dimettermi».