Il Quirinale ha firmato la legge di bilancio 2017. Ora la parola alla Camera
Fiscalità di vantaggio e un visto di ingresso accelerato per spingere i "paperoni" stranieri a spostarsi e investire in Italia. La legge di Bilancio approdata in Parlamento contiene misure volte ad accrescere l’attrattività del nostro Paese garantendo sconti e agevolazioni a investitori e filantropi esteri, così come previsto da altre legislazioni.
Al termine di una lunga gestazione la manovra è stato firmata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e inviata alla Camera per il via all’esame che, secondo il Quirinale, sarà «particolarmente impegnativo». La legge era stata approvata dal Consiglio dei ministri il 15 ottobre.
Pensioni, sostegno alle imprese, misure per la competitività, investimenti le principali voci di spesa. Anche se oltre la metà delle risorse (15 miliardi) servono per rinviare di un anno l’aumento dell’Iva previsto dalle vecchie salvaguardie. Non ci sono invece nuove clausole automatiche. Se dalla voluntary disclosure non arriveranno gli 1,6 miliardi previsti, sarà un decreto del Mef a disporre in corsa nuovi tagli di spesa. A fronte delle nuove norme "acchiappa-ricchi", la manovra non prevede misure per il contrasto alla povertà nel 2017.
Le risorse destinate ad alimentare il reddito di inclusione previsto dalla legge delega resteranno quelle già previste dalla stabilità dello scorso anno (un miliardo di euro). Cifra giudicata largamente insufficiente dalle associazioni che operano su questo fronte. Un incremento di 500 milioni sarebbe indicato nelle tabelle allegate alla manovra ma solo dal 2018. Riguardo agli stranieri è prevista una tassazione agevolata a forfait per attirare ricchi contribuenti che si spostano in Italia. La tassa fissa prevista è di 100mila euro ed è destinata a chi decide di portare la residenza nello Stivale dopo avere vissuto all’estero per almeno 9 dei dieci anni precedenti. L’agevolazione può essere utilizzata per 15 anni. La tassa fissa vale solo per i «redditi prodotti all’estero» mentre i redditi prodotti in Italia saranno soggetti alla normale tassazione ed è pensata per attrarre «lavoratori altamente qualificati» come «manager e imprenditori», precisano dal Tesoro, «in un momento storico nel quale molte imprese multinazionali stanno considerando dove localizzare i propri "cervelli"». La misura prevede «un’imposta sostitutiva sui redditi prodotti all’estero», che però «rimangono assoggettati alle imposte degli Stati nei quali vengono prodotti e non danno diritto ad alcun credito d’imposta». Il vantaggio sta nel fatto che altrimenti i soggetti che si trasferiscono sarebbero gravati da una doppia imposizione piena. In questo caso verseranno in Italia 100mila euro – somma che un connazionale paga con un imponibile di circa 250mila euro – anche se hanno guadagni pluri-milionari. La misura si rivolge infatti a una platea di super-ricchi.
Così come quella che prevede di concedere subito un permesso di soggiorno biennale a chi porti investa almeno 1 milione di euro in Italia e a chi compri titoli di Stato per almeno due milioni. Porte aperte anche per i "filantropi" che vogliano donare 1 milione a sostegno di cultura, istruzione, ricerca.