Manifesti anonimi contro il Papa in diverse vie della capitale. Sabato mattina decine di poster con la foto del Pontefice, colto in un’espressione non sorridente, sono stati affissi sui muri di Roma – in zone anche centrali come in Prati, Piazza Risorgimento, l’Aracoeli, il Colosseo - nel chiaro intento di contestare il suo operato. Sotto la foto, infatti, compare una scritta che a partire da recenti vicende (come quelle che hanno portato alle dimissioni del gran maestro dell’Ordine di Malta e alla nomina, proprio ieri, del sostituto della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Giovanni Angelo Becciu a delegato pontificio per affiancare i cavalieri nell’elezione del nuovo gran maestro) apostrofa Francesco in un romanesco maccheronico. I manifesti non riportano sigle o simboli, come già era avvenuto nel mese di dicembre all’indirizzo del ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli.
E la polizia municipale ha provveduto a 'oscurarli' coprendoli con un foglio bianco recante la scritta che indica come si tratti di affissione abusiva. Più di 200 i manifesti rimossi. Ma già in precedenza molti poster erano stati strappati in tutto o in parte dai passanti, in chiaro segno di rifiuto di quanto vi è sostenuto. Sulla vicenda sono in corso anche indagini della Digos di Roma, che sta passando in rassegna le registrazioni delle telecamere nelle zone interessate, per cercare di risalire agli autori della singolare e deprecabile presa di posizione (anche se le prime verifiche non hanno dato esito). Non è difficile comunque ipotizzare che si tratti di una iniziativa nata negli ambienti fortemente minoritari contrari all’insegnamento del Papa, alla sua vigorosa azione di riforma e alla linea di trasparenza seguita da Francesco.
Il cardinal Vallini: tristezza e deplorazione
"Ha suscitato tristezza e deplorazione verificare l'affissione in alcuni quartieri di Roma di manifesti anonimi irriverentemente critici verso l'operato di Papa Francesco". Lo ha detto il Vicario del Papa per la Diocesi di Roma, cardinale Agostino Vallini, a proposito dei manifesti contro Papa Francesco apparsi sui muri di Roma. "I fedeli della comunità cristiana, insieme a tutti gli abitanti della città, non si riconoscono in queste ingiuste insinuazioni e rinnovano i loro sentimenti di stima, di rispetto filiale e di gratitudine al Vescovo di Roma, Successore dell'apostolo Pietro, per la sua personale testimonianza evangelica e per la sua opera di evangelizzazione e di vicinanza agli uomini, particolarmente ai poveri".
L'affetto per il Papa, un coro anche sui social
Numerose le attestazioni di affetto per il Papa, anche sui social. Secondo il direttore di Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, «questi attacchi non toglieranno serenità a Francesco». In un tweet il gesuita scrive: «A Roma sono apparsi manifesti anonimi finto popolari e ben pagati contro #PapaFrancesco. Segno che sta agendo bene e sta dando molto fastidio». Sempre su twitter, c’è chi definisce la cosa una «miseria umana»; chi parla di «fascisti» o di «demoni in trasferta a Roma». Per altri si tratta di una «gran cafonata». «Scritti in dialetto a sottolineare che anche la gente semplice la pensa così? Illusi! Forza #Papa-Francesco», si legge in un altro tweet, mentre c’è chi non manca di rilevare che quel manifesto è in realtà come «una medaglia per il suo impegno contro muri e razzismo».
Sulla vicenda è intervenuto anche il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, che ha parlato di manifesti «opera del diavolo che vuole dividerci». E davanti alla telecamere di Tgcom24 ha aggiunto: «Non sono i metodi che si devono usare nella vita della Chiesa. Penso che non si debba fare pubblicità a questi anonimi che escono così». Quindi, a proposito degli argomenti toccati nei poster (dall’Ordine di Malta ai Francescani dell’Immacolata passando per i dubia dei cardinali) ha chiarito: «Il Papa governa la Chiesa, deve intervenire quando c’è un problema».
Vicinanza «con la preghiera» a Bergoglio è stata espressa dal vescovo di Concordia-Pordenone, Giuseppe Pellegrini, che ha sottolineato «il coraggio apostolico» del Pontefice e stigmatizzato «la reazione scomposta e inusitata di esprimere dissenso nascondendo la mano mentre si lancia il sasso».