I sindaci minacciati si sentono meno protetti - Dal Web
«Da sindaco che è stato oggetto di diverse intimidazioni, in una comunità che ha visto deflagrare un bene pubblico a causa di una bomba, mi sarei aspettato che quei fondi ricevessero maggiori stanziamenti, non certo una diminuzione così drastica. E credo di poter parlare anche a nome di altri miei colleghi che versano nelle medesime condizioni...». Gianluca Vurchio, primo cittadino del piccolo comune pugliese di Cellamare, dà sfogo a tutta la sua amarezza, dopo aver appreso della riduzione, anzi del taglio draconiano di oltre l’80 per cento (da 6 milioni di euro a un solo milione) del fondo destinato agli amministratori locali vittime di intimidazioni. Non solo: un ulteriore stanziamento di 5 milioni di euro, destinato alle opere pubbliche nei Comuni sciolti per mafia, è stato addirittura azzerato.
Doppio taglio in finanziaria
Le due disposizioni, o meglio le due sforbiciate, fanno capolino dalle pieghe della manovra finanziaria del governo per il 2025 (e di bilancio pluriennale per il triennio fino al 2027), attualmente in discussione presso la Commissione Bilancio della Camera. Forse è bene ricordare che il fondo “Amministratori sotto tiro” esiste da tre anni (la prima volta è stato finanziato dalla legge di Bilancio per il 2022), è rivolto agli Enti locali e finanzia iniziative per la promozione della legalità e misure di ristoro del patrimonio dell’Ente o di amministratori locali che abbiano subito episodi di intimidazione connessi all’esercizio delle funzioni esercitate. La dotazione iniziale, 5 milioni nel 2022, era salita a 6 nel biennio 2023-24. Ora però quel fondo, come detto, scenderà a un milione, sia per il 2025 che per il 2026. Un taglio «drastico», lamenta ora l’associazione Avviso Pubblico, che metterà a rischio «sia la possibilità di ristorare i danni subiti da amministratrici e amministratori minacciati e intimiditi» da criminali (ad esempio case e auto danneggiate o incendiate, danni dovuti ad aggressioni oppure danneggiamenti a strutture e mezzi comunali) sia il poter «attuare progetti di formazione per il personale della Pubblica amministrazione e per migliaia di giovani».
Ma le intimidazioni aumentano
Ora, se sindaci e assessori si trovassero a operare nel migliore dei Paesi possibili, quei fondi sarebbero superflui e i tagli più che giustificati. Purtroppo non è così, come mostrano i dati dell’Osservatorio del ministero dell’Interno sul fenomeno degli atti intimidatori ad amministratori locali: nel primo semestre del 2024, a livello nazionale, si registra un inquietante aumento «del 26,7 % degli eventi di minaccia», con ben» 327 episodi di intimidazione, a fronte dei 258 censiti del primo semestre 2023». Un trend preoccupante che va avanti da tre lustri, confermano da Avviso Pubblico, che dal 2010 ha “censito” 5.400 casi dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, con una media di quasi 400 episodi l’anno, più di uno al giorno, compiuti sul territorio di 1.616 borghi o città (un quinto dei circa 8mila comuni italiani).
Azzerati pure gli aiuti per i comuni sciolti per mafia
Contestualmente, segnalano ancora gli esperti di Avviso Pubblico, con «l’articolo 104, comma 19, lettera A» della manovra di bilancio viene azzerato per il 2025 il plafond di 5 milioni finora destinato alla realizzazione e alla manutenzione di opere pubbliche negli enti locali sciolti per mafia. Per cosa era stato utilizzato finora? Di solito, i comuni che subiscono un decreto di scioglimento per infiltrazioni mafiose (provvedimento, lo ricordiamo, di natura preventiva) spesso si trovano ad affrontare situazioni economiche delicate, quando non addirittura di dissesto finanziario. E, nei comuni che vengono da un commissariamento per mafia, in genere gli amministratori eletti dopo la gestione straordinaria si trovano a fare i conti con casse quasi vuote. Ciò rende talvolta necessario un sostegno, per evitare che la situazione si ripercuota sui cittadini. Se si contano anche i 9 scioglimenti decretati dal governo quest’anno - ammontano a 394 gli enti locali a cui è toccata tale sorte dal 1991, in media uno al mese. E in questo momento, sono ben 21 i Comuni in gestione straordinaria a seguito di scioglimento e per cui quel fondo sarebbe ancora necessario.
L’appello a Governo e Parlamento: «Sarebbe una beffa, ripensateci»
Così, visto che la legge di bilancio è ancora al vaglio delle Camere, la rete di Avviso pubblico e molti sindaci chiedono al legislatore di riflettere bene sul rapporto fra costi e benefici nel tagliare una decina di milioni di euro che, rispetto al valore della finanziaria sono una goccia nel mare, ma che invece per quegli enti che ne beneficiano rappresentano un paracadute importante. «Chiediamo al Governo e al Parlamento di rivedere questi tagli, che vanno nella direzione opposta rispetto alla vicinanza e al supporto che dovremmo garantire a tutti gli amministratori sotto tiro, un dovere a cui la politica non può sottrarsi», osserva Roberto Montà, presidente di Avviso pubblico. Gli fa eco il primo cittadino di Cellamare: «Spero che il Governo possa ravvedersi su tale provvedimento», auspica Vurchio. Altrimenti, conclude con amarezza, «per noi sindaci in prima linea ci sarebbe non solo il danno, ma anche la beffa».