«Faccio alpinismo e sono abituato a vedere i ghiacciai che scompaiono e le montagne che crollano. Ma prima che nascesse mia figlia non lo vedevo come una minaccia reale per me. Io comunque negli ultimi dieci anni me la sono goduta, pensavo. Poi è nata lei e tutto è cambiato». Giovanni è un giovane padre. Ha trent’anni, la sua piccola dieci mesi. «Il fatto di pensare che lei non possa godere delle bellezze come è stato per me mi mette profondamente a disagio – prosegue – per questo è importante fare qualcosa. La più importante in questo momento è la diffusione di una coscienza ambientale ».
A Sesto Calende, nel Varesotto, Giovanni, insieme a un gruppo di amici ha fondato il gruppo 'Crowdforest' e partecipa attivamente anche al neonato movimento 'Parentsforfuture', la branchia più adulta della mobilitazione giovanile ispirata alla giovane attivista svedese. «Di solito mi organizzo il venerdì a Milano, così posso partecipare al sit-in in Piazza della Scala (il luogo di ritrovo dei giovani attivisti milanese, di fronte al palazzo del Comune, ndr)» racconta. È ingegnere e cerca di sfruttare la sua abilità professionale per «salvare l’ambiente». «Abbiamo ideato un prototipo di drone capace di seminare le foreste» prosegue. ma più delle montagne, in questo momento ci tiene a sottolineare quanto la giustizia ambientale sia anche e soprattutto «giustizia sociale». «Mi sembra di vivere per sottostare a tutta una serie di imposizioni sociali volti allo spreco e al consumo – prosegue – alla sovrapproduzione e all’aumento di tutto ciò che può portare al successo. Ma a questo banchetto si siedono in pochissimi e noi giovani siamo tagliati fuori. Ci sentiamo sfruttati e sacrificati».
Nelle sue parole non ci sono la rabbia e le lacrime di Greta Thunberg. Lui è un giovane adulto ed ha una bimba per cui lottare. «Se non lottiamo adesso, difficilmente lo potremo fare più tardi». Anche Pietro, 53 anni di Roma, oltre a scendere in piazza insieme ai giovani, quando il lavoro glielo permette, da qualche mese si è unito al gruppo dei Parentsforfuture. «Greta è uno dei nostri figli» spiega. Pietro ha una piccola casa di produzione cinematografica e ha un ragazzo di 11 anni. «Ho ini- ziato a promulgare buone pratiche sui set – racconta – abolendo ad esempio i gruppi elettrogeni per collegarsi alla rete locale. O i cestini monouso con le cucine e i piatti riutilizzabili. Anche il nostro settore può avere un impatto importante sull’ambiente».
Dalle buone pratiche, Pietro è passato ad organizzazre convegni, coinvolgendo altri produttori sul tema dell’emergenza ambientale. «Abbiamo bisogno di un cambio culturale e di consapevolezza, per aiutare i nostri figli. E questa consapevolezza, anche a scuola, non è così diffusa. Noi genitori abbiamo il ruolo difficile di informare senza angosciare. Bisogna parlarne, siamo in una situazione in cui il germe deve essere molto annaffiato». «Nel 2050 il mare arriverà qui» hanno scritto sullo striscione esposto al Colosseo, ieri mattina, i giovani dei Fridaysforfuture Roma. Lo hanno fatto dopo aver letto l’ultimo rapporto dell’Ipcc sull’innalzamento dei mari. Una visione catastrofica e anche un po’ angosciante.
Ed è proprio l’angoscia il sentimento che colpisce in parte anche i giovani adulti. Neomamme e neopapà che, con i loro passeggini scenderanno in piazza domani per manifestare contro una politica che non vuole svoltare al verde. «Nel 2050 i mie figli avranno 30 e 33 anni, io ne avrò 56» si irrigidisce Diana, giovane mamma milanese. Con due piccoli di 3 anni e 6 mesi il suo attivismo è tutto rivolto alle scuole dei bimbi. «Ho fatto una circolare alla dirigente e poi a tutte le mamme sensibilizzandole sulle tematiche ambientali» racconta. «La preside ha accolto il mio invito, ma su una quarantina di mamme, solo una mi ha risposto. Domani sarò in piazza con lei e i miei due piccoli ma c’è ancora molto da fare».