Un momento dell'inaugurazione della lavanderia - Andreacchio
La lavanderia di Papa Francesco apre nella tendopoli/baraccopoli di San Ferdinando, uno dei “ghetti” più indegni del Paese, che in questi giorni ospita circa mille immigrati della Piana di Gioia Tauro. È stata inaugurata ieri di fronte all’insediamento realizzato nel marzo 2019 per sgomberare l’enorme baraccopoli nata nel 2011 dopo la rivolta del 7 gennaio 2010 dei braccianti africani contro violenze e sfruttamento. Doveva essere una tendopoli modello per 400 persone ma negli anni si è trasformata in una baraccopoli come la precedente. Proprio qui arriva il “dono” di Papa Francesco, attraverso l’Elemosineria Apostolica e la Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi, col sostegno di Procter & Gamble Italia e la collaborazione di Haier Europe. In un primo container si trovano 4 grandi lavatrici e 4 asciugatrici. Nel secondo 5 docce. Un servizio completo. La tendopoli aveva bagni e docce, ma in anni di totale mancanza di manutenzione sono diventati dei rottami. Ora sono finalmente in riparazione a cura del comune di San Ferdinando.
Intanto parte il preziosissimo servizio gestito dalla Caritas diocesana. Accanto, in un terzo container, è stato aperto uno sportello di supporto legale, di sostegno per i documenti, e un corso serale di italiano tenuto dalle suore della Carità. «Sono segni di uno stile, segni concreti, dimostrando che è possibile cambiare questa situazione indegna – ci spiega il vescovo, don Giuseppe Alberti –. Sono passi importanti di fiducia, comunque intermedi verso una sistemazione più umana».
«È un modo per restituire dignità a gente che non muore di fame, ma muore perché si sente invisibile», ha commentato il cardinale elemosiniere Konrad Krajewski. «Quando sono andato ho domandato: di cosa avete bisogno? Mi hanno risposto? “Vogliamo essere visibili!”. Un ragazzo mi ha guardato negli occhi e mi ha detto: abitiamo qui da tanti anni, abbiamo bisogno di documenti. I motorini hanno una targa, noi esseri umani niente». «Stiamo vivendo e stiamo scrivendo una bella pagina di Vangelo, ma è anche di civiltà e democrazia – è stata la riflessione del vicepresidente della Cei e vescovo di Cassano all’Jonio, Francesco Savino –. Questo luogo ha una storia spesso di intolleranza, ghettizzazione, violenza. Dobbiamo fare memoria per vivere meglio il presente e aprirci al futuro». Per questo, ha aggiunto con forza. «lo dico in ginocchio, i fratelli e le sorelle immigrati non sono dei criminali ipotetici, non sono destinatari da parte nostra di pregiudizi. Serve una grande operazione di verità. Voi immigrati per noi non siete un problema e per questo diciamo sì ai ponti e no ai muri, sì alle politiche di integrazione e no a quelle di esclusione. Voi ci state a cuore. Insieme possiamo farcela. Oggi camminiamo insieme, sogniamo insieme e realizziamo insieme il progetto di Dio».
Quella di San Ferdinando è la settima “lavanderia di Papa Francesco” dopo quelle di Roma, Genova, Torino (due), Napoli e Catania. Ma la diocesi vuole andare oltre. Così, come ci spiega il direttore della Caritas, Michele Vomera, «realizzeremo un’altra lavanderia con barberia a Drosi, frazione di Rizziconi, in un immobile offerto dal Comune che pagherà anche le utenze. La barberia sarà gestita da immigrati e quindi sarà anche occasione di lavoro vero». Una terza lavanderia sarà aperta infine a Rosarno, altro paese simbolo dello sfruttamento degli immigrati che però continuano ad arrivare in questo territorio. Lo dimostrano i numeri. «Alla mensa di San Ferdinando vanno via 300 pasti caldi in pochi minuti, mentre nei giorni scorsi abbiamo distribuito in pochissimo tempo 300 coperte», sottolinea il direttore della Caritas. Ora si aggiungono lavanderie e docce, «un richiamo per tutti noi a non dimenticare che la vera misura di una società si trova nel modo in cui tratta i suoi membri più fragili».