Giovani a un corteo ambientalista - Fotogramma
"Land’s End" è il titolo del convegno proposto dall’Istituto universitario salesiano di Venezia, tenutosi in parte in presenza nella sede di Mestre e in parte online, il 21 e 22 aprile. Una due giorni di relazioni qualificate e laboratori di confronto che ha preso spunto dai capitoli primo e terzo della Laudato si’ di papa Francesco per rileggere e orientare gli stili di vita in quattro ambiti: lo stato del pianeta, l’antropocentrismo e il potere, la tecnologia e la tecnocrazia, le prospettive per il futuro.
Un momento dell'incontro che si è svolto all'Istituto universitario salesiano di Venezia - M.S.
«Un limite, quello del “finis terrae” – ha spiegato Michele Marchetto, vice direttore Iusve, che insieme all’altro vice direttore, Lorenzo Biagi, è organizzatore del convegno - più antropologico che geografico, una soglia nello sfruttamento del pianeta che non possiamo permetterci di oltrepassare. D’altra parte una volta che arriviamo al limite guardiamo verso il futuro per scorgere quale possa essere la cura della casa comune, quale il dono da poter condividere».
Don Joshtrom Isaac Kureethadam, coordinatore della Sezione “Ecologia e Creazione” del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, ha invitato in apertura di convegno ad «acquisire una visione integrale nella custodia della casa comune, mettendosi in ascolto del grido dei poveri e dei segnali che la terra ci sta inviando e rispondere con novi stili di vita, soprattutto a livello comunitario». Contestualmente ha presentato anche la piattaforma Laudato si’ che, all’interno di un itinerario di sette anni, cercherà di coinvolgere famiglie, parrocchie, ambienti scolastici, ospedali, imprese, organizzazioni e ordini religiosi.
Nella mattinata di mercoledì 21 il convegno ha visto un progressivo concentrarsi sulla sostenibilità, partendo dalla relazione di Michele Candotti, capo staff del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, che ha collegato i rischi sociali e sanitari connessi con il Covid-19 con la condizione di frammentazione geopolitica che stiamo vivendo, transitando attraverso il contributo del presidente Ipsos, Nando Pagnoncelli, che ha messo in evidenza come etica, paura e qualità siano tre propellenti in grado di flettere le pratiche quotidiane e, infine, approdando all’intervento di Andrea Segrè, docente di Politica agraria internazionale e comparata all’Alma Mater Studiorum, che ha ribadito come tra le principali cause dello spreco alimentare ci siano l’inadeguatezza del prodotto agli standard di mercato e gli scarti domestici. «Anche i consumatori – ha affermato Pagnoncelli - vogliono fare la loro parte privilegiando i prodotti migliori per la salute e per l’ambiente”.
Nella sessione pomeridiana, invece, dopo gli interventi di Michelangelo Bovero, docente di Filosofia politica, all’Università di Torino e di Martin Lintner docente di Teologia morale allo Studio teologico accademico di Bressanone che hanno delineato un nuovo orizzonte per il pensiero democratico non unicamente legato alle leggi di mercato e un antropocentrismo rispettoso delle leggi della natura e dei ritmi dell’uomo, è toccato al criminologo Marco Monzani delineare la soglia dei veri e propri reati ambientali e suggerire l’utilizzo della tecnica della visual criminology, ovvero la presa di coscienza del crimine commesso, a partire dalla sua visualizzazione. «La nostra contemporaneità è maturata in seguito alle nuove esperienze di distruttività e vulnerabilità connesse alle manipolazioni dell’ambiente da parte dell’uomo – ha affermato Monzani - è, pertanto, necessaria, una prospettiva che studi i danni ambientali assieme alle altre varie forme di ingiustizia riguardanti la relazione tra l’uomo e l’ecosistema».
La mattinata del 22 aprile, Giornata mondiale della Terra, ha visto come protagonisti Fausto Colombo, docente di Teoria e tecniche dei media alla Cattolica di Milano che ha richiamato con forza la necessità di una forte dimensione etica come argine alla tecnocrazia e di Adriano Fabris, docente di Filosofia morale all’Università di Pisa, che ha messo in evidenza come oggi siamo di fronte ai cosiddetti agenti artificiali morali. «Il problema –ha spiegato Fabris nel suo intervento- è comprendere a quali livelli e in quali forme l’autonomia dell’apparato tecnologico può essere sottoposta a un vaglio etico. È questo un compito che può essere assolto solamente se diveniamo consapevoli che la stessa nozione di “ecologia” dev’essere estesa e sviluppata all’interno degli ambienti digitali».
Il convegno è proseguito con la presentazione da parte di Davide Girardi, docente di sociologia, di una ricerca svolta dallo Iusve su due campioni (1821 studenti della scuola secondaria di secondo grado e 1.523 persone di età compresa tra i 19 e i 29 anni) che ha messo in evidenza, ad esempio, come da parte dei giovani ci sia una buona attenzione a non sprecare cibo, a preservare risorse naturali come l’acqua e a una mobilità più sostenibile. Nuove generazioni, quindi, non solo più responsabili ma anche in grado di modificare i paradigmi e l’impronta ecologica di una comunità. Hanno concluso il convegno gli interventi di Mauro Mantovani, magnifico rettore dell’Università pontificia salesiana, che ha ricordato come il metodo preventivo di don Bosco possa creare anche cittadini in grado di prendersi cura della casa comune e di Mario Ceruti, docente di Logica e filosofia alla Iulm, che ha tracciato un orizzonte in grado di collegare la Laudati si’ con l’enciclica Fratelli tutti di papa Francesco.