mercoledì 29 maggio 2024
Esulta Nordio dopo il via libera del Consiglio dei ministri. Meloni: «Riforma epocale». L'incontro al Colle della vigilia, ma dal Quirinale nessun avallo
Il ministro Carlo Nordio

Il ministro Carlo Nordio - Fotogramma

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«Un provvedimento epocale, la separazione delle carriere è una tesi che sostengo da 25 anni: attua il principio fondamentale del processo accusatorio voluto da Vassalli, mutuato dall'ordinamento anglosassone», dice il ministro della giustizia, Carlo Nordio, che si presenta raggiante alla conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri che ha dato il via libera alla riforma della Giustizia che introduce le carriere separate per i magistrati.
«Varare questa riforma dopo trent'anni che se ne parla è un risultato epocale», dice anche la premier Giorgia Meloni.
Il provvedimento, spiega il Guardasigilli, «si articola su tre principi fondamentali: il primo è la separazione carriere, che attua il principio fondamentale del processo accusatorio voluto da Vassalli, gli altri sono la composizione e la elezione del Csm». Il testo è stato più volte modificato, l’interlocuzione con il Quirinale è culminata alla viglia in un contro al Colle chiesto dal governo e dal governo divulgato, la qual cosa è indizio inequivocabile del fatto che non si è trattato di un provvedimento condiviso, e nemmeno avallato, sebbene venga ricollegato proprio a questa interlocuzione la correzione apportata all’ultimo momento che rende obbligatorio il sorteggio, uno de temi più contestati, non solo per magistrati, ma anche per i memri laici del Cs.

La separazione delle carriere

La separazione delle carriere tra giudice e pubblico ministero, storica battaglia del centrodestra, in particolare di Forza Italia.

Non sarà più consentito l’unico passaggio ormai consentito, dopo la riforma Cartabia, dalla magistratura requirente a quella giudicante. Nordio ha sottolineato che «La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere, ed è composta dalla magistratura della carriera giudicante e da quella della carriera requirente», leggendo l’incipit della riforma della giustizia. «Abbiamo dato rilevanza costituzionale anche al fatto che la magistratura requirente è, deve essere e resterà indipendente da qualsiasi interferenza del potere esecutivo, da qualsiasi pressione di altri organismi – ha aggiunto Nordio -, gode e godrà delle stesse garanzie di indipendenza della magistratura giudicante».

I due Csm

Ci sono due Csm, uno per i giudici e uno per i pm, entrambi presieduti dal presidente della Repubblica. La componente laica del Csm, ovvero i membri elettivi che attualmente vengono scelti per un terzo dal Parlamento in seduta comune sarà interamente nominata con un sorteggio, così come avverrebbe per i magistrati secondo quanto già previsto dalla riforma. LO conferma il sottosegretario Mantovano: la riforma «prevede l’assoluta paritarietà nell’espressione dei componenti del Csm e dell’Alta corte di giustizia disciplinare: in entrambi i casi il passaggio è quello del sorteggio, poi la legge ordinaria stabilirà i paletti».

L’Alta Corte per giudicare i magistrati

Confermata poi l’istituzione di una Alta Corte, organo esterno al Csm, che assumerà la competenza sugli errori e i comportamenti dei magistrati, che attualmente sono di competenza della sezione disciplinare del Csm. Sarà composta da 15 giudici, tre nominati dal capo dello Stato tra professori universitari in materie giuridiche e avvocati con vent’anni di esercizio; tre, con gli stessi requisiti, estratti a sorte da un elenco stilato dal Parlamento; nove magistrati di cui sei giudici e tre pubblici ministeri estratti a sorte tra quelli che hanno almeno vent’anni di funzione giudiziaria.

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