Ecco il manifesto Meloni per l’Italia. Meno tasse, soprattutto sui redditi medio- alti, pace fiscale, reddito di cittadinanza solo a chi non può lavorare, meno vincoli burocratici per le imprese, un ambientalismo “neutrale” sul piano tecnologico che dà il via libera a nuove trivelle, aggiustamenti del Pnrr per spendere meglio e senza ritardi, modifiche prudenti al sistema pensionistico. Nei 72 minuti di discorso la presidente del Consiglio rilancia i temi economici identitari del centrodestra. La direzione di marcia è confermata. Ma la priorità immediata restano le bollette e i prezzi che corrono: pertanto, afferma, si dovranno prima di tutto «rafforzare le misure a sostegno di famiglie e imprese», un aiuto «imponente» per «creare un argine al caro-energia». Una emergenza, ammette Meloni che «ci costringerà a rinviare alcuni provvedimenti» in programma. Insomma la legge di Bilancio in arrivo si annuncia asciutta e molto orientata sulle difficoltà dell’oggi. Sulle pensioni, è l’annuncio, ci si limiterà al «rinnovo delle misure in scadenza a fine anno» o quasi, spiega riferendosi a misure come Opzione donna e Ape sociale. Il resto può attendere tempi migliori. Si conferma un approccio senza strappi sui conti pubblici e Meloni evita anche solo di citare gli “scostamenti di bilancio” di cui molti nei mesi scorsi hanno sostenuto la necessità (compresi i suoi alleati).
Carovita. «È indispensabile intervenire con misure per accrescere il reddito disponibile delle famiglie , partendo dalla riduzione delle imposte sui premi di produttività, dall’innalzamento della soglia di esenzione dei cosiddetti fringe benefit (forme di reddito non monetario, ndr) e dal potenziamento del welfare aziendale. Allo stesso tempo dobbiamo riuscire ad allargare la platea dei beni primari che godono dell’Iva ridotta al 5%», aggiunge Meloni. «Misure concrete, che dettaglieremo nella prossima legge di bilancio». Resta poi l’obiettivo di «intervenire gradualmente» sul cuneo fiscale per arrivare nella legislatura a una riduzione di 5 punti. Fisco. «Nuovo patto fiscale» in tre mosse. Primo: sgravi per famiglie e imprese, con la progressiva introduzione del quoziente familiare e l’estensione della “tassa piatta” per le partite Iva da 65mila a 100mila euro, mentre per i lavoratori dipendenti la “flat tax” sarebbe solo sull’incremento di reddito rispetto al triennio precedente. Il secondo punto è il varo di una nuova «tregua fiscale per consentire a cittadini e imprese, in particolare alle Pmi, in difficoltà di regolarizzare la propria posizione sul fisco». Le modalità dell’intervento faranno capire se si tratterà più di condono, come già accusa l’opposizione, o di una regolarizzazione agevolata. Terzo aspetto è una «serrata lotta all’evasione» che dovrà però essere indirizzata contro «evasori totali, grandi imprese e grandi frodi sull’Iva». Mentre d’altro canto si annuncia una «modifica dei criteri di valutazione dei risultati» dell’Agenzia delle Entrate, che va «ancorata agli incassi effettivi non alle semplici contestazioni». In realtà questo criterio, assicurano i tecnici, è in vigore già da anni e l’affondo della premier è sembrato un avviso di sfratto al direttore delle Entrate Ernesto Maria Ruffini.
Reddito e povertà. Il reddito di cittadinanza resterà solo per i «soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare». Mentre per gli altri «la soluzione è il lavoro, la formazione e l’accompagnamento al lavoro», ha sottolineato Meloni. Circa un terzo dei 2,3 milioni di percettori potrebbe lavorare: ma si tratta di una platea non facilmente occupabile: tre su quattro non ha avuto contratti di lavoro negli ultimi tre anni e il 70% ha al massimo la licenza media. È con questo contesto che dovranno confrontarsi le modifiche allo strumento anti-povertà.
Imprese. «Il nostro motto sarà non disturbare chi vuol fare», afferma Meloni, «chi ha la forza di fare impresa va sostenuto e agevolato ». Dunque «meno burocrazia, regole chiare e certe, risposte celeri e trasparenti» da parte delle istituzioni pubbliche.
Ambiente. «No all’ambientalismo ideologico», dice Meloni. La protezione della natura vada di pari passo con quella dell’uomo e dell’economia. Dunque va «rispettato il principio di neutralità tecnologica», sottolinea la presidente «senza consegnarci a nuove dipendenze strategiche ». Che tradotto suona come un altolà , ad esempio, alla scelta della Ue di uno stop alle auto non elettriche dal 2035
Pensioni. Intendiamo facilitare la flessibilità in uscita con meccanismi compatibili con la tenuta del sistema previdenziale, partendo con la prossima legge di bilancio dal rinnovo delle misure in scadenza a fine anno». Forse ci sarà anche una revisione del meccanismo di quota 102 permettendo di usufruirne anche a chi abbia raggiunto i 41 anni di contributi, come vorrebbe la Lega.