mercoledì 14 giugno 2023
Si può non condividere la scelta del governo, ma è un'occasione persa non ritrovarsi almeno per una volta uniti senza polemizzare. Invece Berlusconi anche ora è brandito come oggetto di lotta politica
Il lutto nazionale: una lezione incompresa

Ansa

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Sventurato il Paese che si accapiglia davanti a un lutto (nazionale). Si può non condividere del tutto la decisione presa dal governo Meloni di indirlo per oggi, in occasione delle esequie (di Stato) di Silvio Berlusconi. Certo, un inedito per chi è stato “solo” un presidente del Consiglio. Un onore che andrebbe riservato soltanto a personaggi senza macchia alcuna; e chiaramente anche una decisione fortemente “politica”, e non solo simbolica. Berlusconi è stato una figura divisiva, la più divisiva negli ultimi 30 anni e oltre di storia del Paese (e per questo è stato fieramente combattuto da una parte del Paese), e tale divisione se la trascina fino nell’aldilà, con tutta evidenza. Con essa ha fatto e continuerà a fare i conti. Ma non è la prima e non sarà l’ultima personalità di questo tipo, in un quadro già fortemente segnato dalla polarizzazione e che (senza correttivi) continuerà a esserlo ancora.

Per questo mette anche un fondo di tristezza vedere esponenti, della politica e non solo, bisticciare davanti a un evento estremo, l’ultimo della vita di un uomo, anzi agitarlo ancora nella lotta politica, da ambo gli schieramenti. Perché ciò testimonia in una certa qual misura anche una incapacità storica del Paese di “guardare oltre”, di “volare alto”, di archiviare una pagina per pensare - da domani a costruirne di migliori. Non si tratta qui di giudicare le qualità morali del Berlusconi “uomo di Stato”, su cui tanto si è scritto e si farà ancora, con idee diverse. Resta il fatto che il “tycoon” di Arcore, pur con tutti i suoi limiti, è stato nella storia l’italiano che per più tempo è stato capo del governo. Ripetutamente scelto da una maggioranza di italiani che devono aver visto in lui anche dei pregi, o almeno dei motivi per i quali riconoscersi in lui.

Non si tratta assolutamente di pensare “giusto o sbagliato, è stato il nostro leader”, né di collocare su un piedistallo il fondatore di Forza Italia: nessuno chiede tanto! Ma di ritrovarsi, almeno per una volta, uniti senza polemizzare (o persino senza presentarsi, come l’ex premier Giuseppe Conte, pur essendo chiari i suoi motivi di opportunità legati alla base elettorale), quello sì potrebbe essere l’indizio di un nuovo inizio. E una lezione per non guardare sempre al passato.

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