«Mi addolora tantissimo quanto mi dici circa l’intenzione di ritirarti e chiudere tale progetto per difficoltà economiche, dovute ad intoppi burocratici. Ma ancora di più mi addolora il fatto che a soffrirne siano soprattutto gli ottanta bambini presenti. Non possono, innocenti come loro, pagare l’alto prezzo che ne conseguirebbe ».
Lo scrive il vescovo di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva, rispondendo a una lettera del sindaco di Riace, Mimmo Lucano che denuncia che «da circa due anni non riceviamo più i fondi, in maniera ingiustificata, per sostenere l’accoglienza di circa 300 cittadini immigrati. Gli ospiti non sono ancora nella condizione di poter avere una autosufficienza e tra di loro ci sono circa 80 bambini». C’è il rischio che si chiuda un’esperienza di integrazione considerata un modello con più di 400 migranti ospitati. Così il vescovo raccoglie l’appello. E non solo a parole.
E a proposito dei bambini Oliva scrive: «Mi permetto di venire in loro aiuto tramite la Caritas diocesana con un modesto contributo economico di duemila euro e, se lo ritieni, anche con derrate alimentari». Per poi aggiungere: «Mi auguro che con la forza ed il coraggio che ti contraddistingue possa continuare ad andare avanti, tenendo presenti le regole previste in materia di accoglienza, in modo da essere modello anche sotto questo profilo».
Il riferimento è alle recenti disavventure che hanno colpito Lucano. Prima una relazione molto critica della Prefettura di Reggio Calabria sull’uso dei fondi. Poi l’avviso di garanzia per la stessa vicenda da parte della Procura di Locri. Fatti che hanno offuscato un impegno di integrazione considerato innovativo.
La pensa diversamente il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che pochi giorni fa si era espresso cosi: «Al sindaco di Riace non dedico neanche mezzo pensiero. Zero, è zero». Il vescovo invece riconosce l’impegno del sindaco. «Accolgo con viva preoccupazione il tuo appello e la richiesta d’aiuto a sostegno del tuo progetto di accoglienza, ormai conosciuto in tutto il mondo come un progetto pioniere di accoglienza e d’integrazione, realizzato in un piccolo comune come Riace, che da paese in via di spopolamento ha ripreso vita, divenendo una comunità multiculturale, multirazziale e multilingue ». Da qui la decisione di aiutarlo economicamente e di auspicare che l’esperienza di Riace non muoia. Così come gli ha scritto il sindaco.
«Oggi – sono le parole di Lucano – tutto questo rischia di scomparire in poco tempo e di fare tornare Riace nell’oblio sociale. Mi piange il cuore pensare che pratiche burocratiche spesso incomprensibili debbano ripercuotersi sui soggetti più deboli e indifesi». Infine un invito. «Un giorno la vorrei invitare a Riace a condividere quella sensazione di spontaneità che solo gli zero del mondo sanno trasmettere e aprire l’anima e il cuore». Uno 'zero' evoca le parole di Salvini. L’invito viene raccolto da monsignor Oliva. E non sarebbe la prima volta. Già nel 2016 aveva voluto passare il Natale in quella cittadina.